Quando un’opera di design viene copiata, il danno può essere enorme. In questo articolo analizziamo le differenze tra plagio e contraffazione, le tutele offerte dal diritto d’autore e dalla proprietà industriale, il celebre caso Flos c. Semeraro e le migliori strategie legali per proteggere le proprie creazioni.
Quando un designer sviluppa qualcosa di originale, sta dando forma a un processo creativo complesso: ricerca, sperimentazione e intuizione convergono in un risultato unico. Tuttavia, quel valore è fragile. Chi crea è costantemente esposto a un rischio concreto: che qualcuno si appropri del suo lavoro, senza riconoscergli né credito né compenso.
Questo fenomeno può manifestarsi in varie forme, ma le più evidenti sono il plagio e la contraffazione (ne abbiamo parlato anche qui: Come tracciare il confine tra ispirazione e plagio? di A. Canella). Eppure, non sempre lo sfruttamento avviene in modo così diretto. Esistono pratiche più insidiose, difficili da dimostrare e talvolta persino legittime (vedi anche: Quando riprodurre lo stile altrui è plagio? di A. Canella).
Immaginiamo un designer che propone un progetto a un’azienda: l’idea viene ufficialmente rifiutata, ma poco dopo l’azienda lancia un prodotto con caratteristiche sorprendentemente simili. Un caso di “ispirazione sospetta”, che ricalca il concept originale senza alcun riconoscimento per l’autore.
Tutte queste forme di sfruttamento minano la paternità dell’opera e ledono il diritto al compenso economico. Per difendersi, la legge mette a disposizione strumenti precisi:
Ma conoscere questi strumenti non basta: bisogna anche saperli usare in modo strategico. E proprio qui entra in gioco la distinzione tra diritto d’autore e proprietà industriale…
Quando si parla di tutela legale del design, esistono due strumenti principali: il diritto d’autore e la proprietà industriale.
Il diritto d’autore è un sistema di protezione che scatta automaticamente non appena viene creata un’opera originale, senza necessità di registrazione formale. Garantisce la paternità dell’opera e il diritto esclusivo di riproduzione e sfruttamento economico. Tuttavia, non tutte le opere di design possono beneficiarne: la tutela si applica solo a quelle che presentano “carattere creativo e valore artistico” (art. 2, n. 10, LdA).
A differenza del diritto d’autore, il Codice della Proprietà Industriale (CPI) consente di registrare ufficialmente un design come disegno o modello industriale, ottenendo una protezione esclusiva ma a durata limitata (fino a 25 anni). Per essere valido, il design deve possedere novità e carattere individuale, cioè distinguersi rispetto ai design già esistenti (vedi anche: Mercati saturi e validità del design: il punto di vista del Tribunale UE – Canella Camaiora).
La differenza principale tra i due criteri – carattere creativo e carattere individuale – sta nel fatto che il primo si concentra sulla libertà espressiva e innovazione artistica, mentre il secondo riguarda la differenziazione visiva che il prodotto è in grado di offrire sul mercato.
Un esempio emblematico di come queste due forme di tutela possano coesistere e rafforzarsi a vicenda è rappresentato dalla sentenza Flos c. Semeraro, che ha stabilito un importante precedente in tema di riconoscimento del valore artistico del design e di interpretazione dei diritti di proprietà intellettuale applicabili.
Ed è proprio il caso Flos c. Semeraro a mostrarci cosa accade quando il design incontra l’arte.
Ci sono casi che non si limitano a risolvere una disputa, ma ridefiniscono le regole del gioco, o almeno ne chiariscono i contorni. La controversia tra Flos e Semeraro è uno di questi.
Protagonista della vicenda è la celebre lampada “Arco”, progettata nel 1962 dai fratelli Pier Giacomo e Achille Castiglioni, su incarico della società Flos. Non si tratta di un semplice oggetto di illuminazione, ma di un’icona del design mondiale, apprezzata per la sua forma elegante e innovativa, diventata simbolo dell’arredamento moderno.
Anni dopo, la società Semeraro iniziò a produrre e commercializzare una lampada visibilmente simile all’“Arco”, riprendendone la forma in modo quasi identico. In sua difesa, Semeraro sostenne che la protezione del modello industriale dell’“Arco” fosse ormai scaduta, come previsto dalla normativa italiana.
Flos, però, non si arrese. Pur riconoscendo che la tutela industriale fosse cessata, sostenne che la lampada “Arco” fosse un’opera dotata di valore artistico, meritevole di protezione ai sensi del diritto d’autore.
La questione giunse alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea (CGUE) nella causa C-168/09, che stabilì un principio fondamentale: un design che possiede valore artistico può essere protetto dal diritto d’autore anche dopo la scadenza della registrazione industriale.
Nel 2012, il Tribunale di Milano (sent. n. 9906/2012) confermò questa interpretazione, riconoscendo che la lampada “Arco” avesse un valore artistico tale da giustificare una tutela autonoma e duratura. Di conseguenza, fu impedita la vendita della lampada prodotta da Semeraro, ritenuta lesiva dei diritti di Flos su “Arco”.
Questa sentenza ha avuto un impatto significativo sul panorama giuridico italiano ed europeo, affermando che un’opera di design può godere simultaneamente della tutela offerta dal diritto d’autore e dalla proprietà industriale (vedi anche Quale tutela per il design estero? La sedia DSW degli Eames alla Corte UE – Canella Camaiora).
Ma come possono i designer difendersi prima che il danno sia fatto? E quali strategie legali conviene adottare quando il plagio è già in corso?
Aspettare di essere copiati per reagire è un errore che può costare caro. La tutela del design deve iniziare fin da subito, grazie a strumenti legali e strategie contrattuali che mettano il designer (o il committente) in una posizione di forza. Un’opera non protetta è, di fatto, un’opera vulnerabile. Ecco perché è fondamentale adottare un approccio preventivo per difendere la propria creatività.
Il primo passo è documentare l’esistenza del disegno, dimostrarne la paternità e, ove possibile, procedere con la registrazione come design. Oltre a costituire una presunzione legale di validità, la registrazione garantisce un diritto esclusivo fino a 25 anni, impedendo a terzi di commercializzare prodotti simili. Se l’opera presenta carattere creativo e valore artistico, può essere protetta anche dal diritto d’autore, raccogliendo prove della sua notorietà: pubblicazioni, premi, riconoscimenti o recensioni di settore. Strumenti come la marca temporale digitale sono utili per certificare la data di creazione.
Prima di condividere un progetto con un’azienda o un potenziale cliente, è essenziale stipulare un accordo di riservatezza (NDA), per evitare usi impropri del progetto stesso (approfondisci, Accordi di riservatezza (NDA): come proteggere il valore delle informazioni – Canella Camaiora). Ugualmente importante è il contratto di cessione o licenza, che chiarisce chi detiene i diritti sull’opera, per quanto tempo e con quali limitazioni.
Se il design viene copiato o sfruttato senza autorizzazione, occorre agire tempestivamente. La prima mossa è l’invio di una diffida formale per bloccare l’uso illecito. Se ciò non basta, si può procedere in giudizio per ottenere che il giudice:
Il mondo del design non è fatto solo di creatività, ma anche di diritti. Ogni oggetto che nasce dalla visione di un designer è il frutto di un percorso di ricerca, sperimentazione ed espressione personale — e per questo deve essere protetto.
Margherita Manca