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Marchi e parolacce: un caso interessante.

Pubblicato in: Proprietà Intellettuale
di Daniele Camaiora
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Con sentenza dello scorso 27 febbraio, la Corte di Giustizia dell’Unione Europea è tornata a occuparsi di buon costume (e del rapporto tra marchi e parolacce).

Nella nostra esperienza diretta di avvocati specializzati in materia di controversie e di registrazione marchi, ci siamo trovati spesso ad avere a che fare con proposte “borderline” da parte dei Clienti. Coloro che leggono i nostri articoli avranno notato che il tema è, per certi versi, ricorrente. Ricordiamo, fra gli altri, i seguenti articoli: “La Mafia a tavola? No, grazie.“, “Marchio contrario all’ordine pubblico: una sentenza NON stupefacente“).

In alcuni casi, ci siamo dovuti esprimere redigendo pareri sulla registrabilità di marchi contenenti parolacce. In altri casi, abbiamo dovuto difenderli…. Del resto, in un’epoca storica in cui si fa sempre più fatica a trovare idee originali, spingersi “al limite” evidentemente alletta…

Il servizio di difesa dei richiedenti, in caso di opposizione alla registrazione di un marchio UE è uno dei nostri servizi dedicati nell’area di attività “registrazione marchi“.

L’antefatto cinematografico: “Fuck you, prof!”

La vicenda di cui parliamo oggi ha origine nel 2013, quando la casa cinematografica Constantin Film produce e distribuisce nelle sale teutoniche la commedia “Fack Ju Göthe“. Il film viene distribuito anche in Italia, circa due anni dopo, con un altrettanto poco poetico: “Fuck you, prof!”).

 

Il film, in Germania, è un vero e proprio campione d’incassi (è stato il film più visto nel 2013). Tant’è che – nel 2015 – la Constantin Film decide di produrne un sequel e di registrare il titolo della commedia come marchio UE (per contrassegnare un’ampia gamma di prodotti e servizi).

Le “parolacce” e i marchi (secondo l’EUIPO e il Tribunale UE)

Il segno in questione, come detto, viene depositato davanti all’EUIPO, che però rifiuta la domanda di marchio sulla base dell’articolo 7, paragrafo 1, lettera f) del Regolamento 207/2009, ritenendolo contrario al buon costume: per l’esaminatore del caso, infatti, la pronuncia delle parole “Fack ju” è identica a quella dell’espressione inglese “Fuck you” e, di conseguenza, viene a concretizzarsi in un insulto di cattivo gusto (una parolaccia), che per giunta reca offesa alla memoria del grande letterato Johann Wolfgang von Goethe (“Göhte“, nello slang della locandina).

La Constantin Film, convinta delle proprie ragione, impugna la decisione dell’EUIPO, che però viene integralmente confermata dapprima dalla Quinta Commissione di Ricorso EUIPO e, successivamente, dal Tribunale dell’Unione Europea (sentenza del 24 gennaio 2018 – T-69/17).

Il punto di vista della Corte di Giustizia UE

La casa cinematografica non demorde e ricorre infine alla Corte di Giustizia. La Constantin Film ha contestato l’erronea interpretazione dell’articolo 7, comma primo, lettera f) del Regolamento 207/2009 (“i marchi contrari all’ordine pubblico o al buon costume“). Inoltre la Constantin ha criticato l’insufficiente apprezzamento di tutte le prove alla reale percezione del marchio da parte del pubblico.

La Corte ha accolto le conclusioni dell’avvocato generale Michal Bobek e ha ribaltato le decisioni precedenti: l’EUIPO ha senz’altro un ruolo da svolgere nella tutela del concetto di “buon costume” (benché non sia questo il suo compito principale), ma l’impedimento alla registrazione di un marchio in base alla violazione del buon costume deve essere deciso con riferimento a uno specifico contesto sociale, in un determinato momento storico; non ci si può limitare a tenere conto esclusivamente del segno “in sé.

La Corte ha evidenziato come, nei gradi precedenti, non fossero stati tenuti nella dovuta considerazione:

  • il grande successo del film;
  • la totale assenza di controversie sul titolo;
  • il fatto che il titolo della commedia avesse ricevuto tutte le autorizzazioni necessarie (anche di idoneità per un pubblico giovane);
  • oltre al fatto che fosse stato inserito nel programma didattico del Goethe-Institut!

Con tutta evidenza, quindi, il pubblico di riferimento non percepisce il titolo della pellicola come contrario al buon costume per il semplice fatto che esso contiene una parolaccia. Né come oltraggio alla memoria del grande scrittore tedesco Johann Wolfgang von Goethe. L’EUIPO, dunque, dovrà nuovamente pronunciarsi sulla richiesta di registrazione come marchio di “Fack Ju Göthe“, prendendo atto dell’insegnamento della Corte di Giustizia.

 

Riproduzione riservata ©
Data di pubblicazione: 6 Aprile 2020
Ultimo aggiornamento: 7 Settembre 2023
Avv. Daniele Camaiora

Avvocato Daniele Camaiora

Senior Partner dello studio legale Canella Camaiora, iscritto all’Ordine degli Avvocati di Milano e Cassazionista, appassionato di Nuove Tecnologie, Cinema e Street Art.
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