Quando l’inadempimento può essere considerato “grave”?
La risoluzione di un contratto rappresenta un rimedio molto drastico che deve essere utilizzato solo in casi di inadempimento grave. L’art. 1455 del Codice Civile italiano stabilisce che “Il contratto non si può risolvere se l’inadempimento di una delle parti ha scarsa importanza, avuto riguardo all’interesse dell’altra“.
La norma si ispira al principio generale della conservazione dei rapporti contrattuali che poggia, a sua volta, sul principio della buona fede contrattuale. Tuttavia, la norma non specifica esattamente quando l’inadempimento è considerato di scarsa importanza, quindi può essere difficile determinare quando la risoluzione è giustificata.
Per capire se l’inadempimento è grave o meno, bisogna valutare l’effetto che ha all’interesse dell’altra parte. Se l’inadempimento causa un danno al creditore, ma non impedisce comunque la realizzazione dell’obiettivo che le parti si erano proposte con il contratto, allora la risoluzione non è giustificata. In altre parole, l’importanza dell’inadempimento deve essere valutata in relazione agli obiettivi del contratto.
Ad esempio, se una parte non adempie entro la scadenza concordata, la gravità della mancata prestazione dipenderà dall’utilità residua della prestazione eseguita dopo il termine concordato. Invece, se la prestazione è stata eseguita in modo inesatto, bisognerà valutare la gravità dell’inadempimento considerando tutte le circostanze rilevanti.