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La risoluzione del contratto per inadempimento: cos’è e come funziona

Pubblicato in: Contenziosi e Risarcimenti
di Arlo Canella
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La risoluzione per inadempimento è un meccanismo legale che consente a una parte di risolvere un contratto se l’altra parte non ha adempiuto ai propri obblighi contrattuali. La risoluzione del contratto per inadempimento è un tema cruciale nel diritto italiano e richiede una conoscenza approfondita delle norme e dei principi giuridici applicabili. In questo articolo esploreremo sinteticamente:

Cos'è la risoluzione del contratto per inadempimento?

La risoluzione del contratto per inadempimento è un istituto giuridico che consente alle parti di un contratto di sciogliersi dallo stesso a causa dell’inadempimento. 

Il primo comma dell’art. 1453 del Codice Civile Italiano prevede infatti che: “nei contratti con prestazioni corrispettive, quando uno dei contraenti non adempie le sue obbligazioni, l’altro può a sua scelta chiedere l’adempimento o la risoluzione del contratto, salvo, in ogni caso, il risarcimento del danno”.

La risoluzione del contratto per inadempimento si distingue dalla risoluzione consensuale, in cui le parti decidono di comune accordo di sciogliere il contratto, e dalla risoluzione per impossibilità sopravvenuta, in cui l’esecuzione del contratto diventa impossibile a causa di eventi imprevedibili e non imputabili alle parti.

Ad esempio, se una delle parti non adempie alle proprie obbligazioni contrattuali, l’altra parte può richiedere la risoluzione mediante una lettera di diffida. Vediamo come funziona.

Come funziona la “diffida ad adempiere”?

La diffida ad adempiere rappresenta uno strumento importante per garantire la tutela della parte lesa in caso di inadempimento del contratto. La risoluzione del contratto per inadempimento può essere richiesta dalla parte lesa, ossia quella che sta subendo un danno a causa dell’inadempimento dell’altra parte. 

L’art. 1454 del Codice Civile Italiano prevede che, qualora una delle parti non adempia alle proprie obbligazioni, l’altra parte possa intimare per iscritto, mediante una lettera di diffida, di adempiere entro un congruo termine.

La parte inadempiente ha un termine di tempo, non inferiore a quindici giorni salvo diversa pattuizione delle parti o salvo che, per la natura del contratto o secondo gli usi, risulti congruo un termine minore, per adempiere alle proprie obbligazioni. 

Decorso inutilmente il termine, il contratto s’intende risolto di diritto, senza necessità di ulteriori comunicazioni o interventi giudiziari. Deve trattarsi però di un inadempimento “grave”,  vediamo cosa significa.

Quando l’inadempimento può essere considerato “grave”?

La risoluzione di un contratto rappresenta un rimedio molto drastico che deve essere utilizzato solo in casi di inadempimento grave. L’art. 1455 del Codice Civile italiano stabilisce che “Il contratto non si può risolvere se l’inadempimento di una delle parti ha scarsa importanza, avuto riguardo all’interesse dell’altra“.

La norma si ispira al principio generale della conservazione dei rapporti contrattuali che poggia, a sua volta, sul principio della buona fede contrattuale. Tuttavia, la norma non specifica esattamente quando l’inadempimento è considerato di scarsa importanza, quindi può essere difficile determinare quando la risoluzione è giustificata.

Per capire se l’inadempimento è grave o meno, bisogna valutare l’effetto che ha all’interesse dell’altra parte. Se l’inadempimento causa un danno al creditore, ma non impedisce comunque la realizzazione dell’obiettivo che le parti si erano proposte con il contratto, allora la risoluzione non è giustificata. In altre parole, l’importanza dell’inadempimento deve essere valutata in relazione agli obiettivi del contratto.

Ad esempio, se una parte non adempie entro la scadenza concordata, la gravità della mancata prestazione dipenderà dall’utilità residua della prestazione eseguita dopo il termine concordato. Invece, se la prestazione è stata eseguita in modo inesatto, bisognerà valutare la gravità dell’inadempimento considerando tutte le circostanze rilevanti.

Secondo la Suprema Corte: “La gravità dell’inadempimento ai sensi dell’art. 1455 c.c. va commisurata all’interesse che la parte adempiente aveva o avrebbe potuto avere alla regolare esecuzione del contratto e non alla convenienza, per detta parte, della domanda di risoluzione rispetto a quella di condanna all’adempimento” [Cass. Civ, Sez. III, ord. n. 4022
del 2018].

Quali sono i rimedi disponibili per le parti coinvolte?

Quando si è coinvolti in una situazione in cui l’altra parte del contratto non sta adempiendo ai propri obblighi, è importante agire prontamente per evitare ulteriori danni. 

I passaggi fondamentali da seguire sono:

  • Controllare i termini del contratto – Prima di procedere alla risoluzione del contratto, è importante controllare attentamente i termini dell’accordo per verificare se effettivamente l’altra parte ha violato le sue obbligazioni.
  • Trasmettere una lettera di diffida legale – Una volta accertato con l’aiuto di un legale che la controparte sta effettivamente violando gli accordi presi, è necessario comunicare per iscritto quali sono le proprie intenzioni, specificando i motivi.
  • Richiedere il risarcimento dei danni – La parte che ha subito la violazione, se ne esistono i presupposti legali, può richiedere il risarcimento dei danni subiti (è importante documentare accuratamente i danni subiti per poter presentare una richiesta di risarcimento supportata da prove adeguate).
  • Ricorrere alla negoziazione assistita, alla mediazione o al giudice – Se la controparte non accetta la risoluzione del contratto o se non si raggiunge un accordo sul risarcimento dei danni, è possibile avviare un procedimento rituale per risolvere la disputa.

In conclusione, la risoluzione di inadempimento è indispensabile per tutelarsi in caso di mancato adempimento degli obblighi contrattuali. Con questo articolo abbiamo voluto fornire solo alcune informazioni preliminari sulla definizione, sulle prassi in uso e sulle conseguenze della risoluzione per inadempimento. 

Tuttavia, questo articolo non può rappresentare una consulenza legale completa, vi invitiamo a contattarci per ulteriore approfondimento o per ricevere assistenza personalizzata in caso di inadempimento contrattuale.

Riproduzione riservata ©
Data di pubblicazione: 10 Marzo 2023
Ultimo aggiornamento: 7 Settembre 2023
Avv. Arlo Cannela

Avvocato Arlo Canella

Managing Partner dello studio legale Canella Camaiora, iscritto all’Ordine degli Avvocati di Milano, appassionato di Branding, Comunicazione e Design.
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