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Dal HACCP alla carne coltivata: come l’UE regola la sicurezza alimentare

Pubblicato in: Proprietà Intellettuale
di Carlo Bobbiesi
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Tra i settori più innovativi legati alla proprietà intellettuale c’è quello dei novel food, con l’agricoltura cellulare e le biotecnologie alimentari che stanno rivoluzionando il mercato. Ma chi garantisce la sicurezza degli alimenti che consumiamo? Dall’introduzione del sistema HACCP negli anni ‘60 fino alla regolamentazione dei novel food, l’Unione Europea ha sviluppato un quadro normativo dettagliato per proteggere la salute dei consumatori. Tuttavia, con l’avvento dei prodotti derivati dalle biotecnologie avanzate, come la carne coltivata, gli OGM e le Nuove Tecniche Genomiche (NGT), occorre domandarsi se l’attuale sistema di controllo sia pronto ad affrontare queste sfide e a competere a livello globale.

Chi garantisce la sicurezza degli alimenti che consumiamo?

Chi ci assicura che il latte fresco, la carne al banco macelleria o l’insalata pronta in busta siano davvero sicuri?

Negli ultimi anni, numerosi casi di cronaca hanno dimostrato che la sicurezza alimentare non è mai scontata. Basti pensare al clamoroso richiamo internazionale di uova di cioccolato contaminate da Salmonella (cfr. “Richiamo in 77 Paesi: uno dei più grandi nella storia del cioccolato“, Il Fatto Alimentare, 20 aprile 2022)  o alle frequenti contaminazioni batteriche nelle insalate confezionate (cfr. “Insalata in busta contaminata, richiami in tutta Italia: i marchi interessati“, L’Indipendente, 14 settembre 2024).

Dietro ogni alimento che arriva sulle nostre tavole esiste una complessa rete di controlli, che coinvolge autorità sanitarie locali, ministeri nazionali e istituzioni europee e internazionali. Questo sistema – fatto di regole, ispezioni e analisi – ha un solo obiettivo: proteggere la salute dei consumatori.

Ma quali sono le norme e i principi che regolano questa rete di sicurezza? E come l’Unione Europea armonizza la legislazione alimentare per garantire controlli uniformi in tutti gli Stati membri?

Per rispondere, dobbiamo ripercorrere l’evoluzione del quadro normativo europeo e analizzare il suo impatto concreto sulla sicurezza alimentare.

L’evoluzione delle regole sulla sicurezza del cibo: dagli anni ‘60 ai c.d. Novel Food

L’Italia vanta una lunga tradizione di attenzione alla sicurezza alimentare, un settore che intreccia salute pubblica, tutela del consumatore, etica e commercio internazionale.

Nel tempo, il nostro quadro normativo si è progressivamente allineato agli standard comunitari e internazionali, rafforzando i controlli lungo tutta la filiera alimentare. Un momento cruciale in questa evoluzione è stato l’introduzione della Legge n. 283/1962, che ha previsto misure igienico-sanitarie e controlli preventivi sugli alimenti.

Tuttavia, le gravi crisi alimentari degli anni ’90 – come l’encefalopatia spongiforme bovina (BSE, tristemente nota come “mucca pazza”) e gli scandali legati alle diossine – hanno reso evidente la necessità di un sistema più strutturato. Nasce così l’adozione del sistema HACCP (Hazard Analysis and Critical Control Points), sviluppato negli anni ’60 dalla NASA in collaborazione con la Pillsbury Company, per garantire la sicurezza alimentare degli astronauti durante le missioni spaziali. Oggi, questo metodo è imprescindibile per prevenire rischi microbiologici e chimici lungo tutta la catena di produzione e distribuzione.

Parallelamente, l’Unione Europea ha rafforzato la sicurezza alimentare attraverso norme comuni e una maggiore tracciabilità lungo l’intera filiera. In Italia, il sistema di controllo si articola su tre livelli:

  • Regionale e locale – Le ASL e gli Uffici di Sanità Pubblica effettuano ispezioni nei luoghi di produzione, trasformazione e distribuzione degli alimenti;
  • Nazionale – Il Ministero della Salute, con enti come l’ISS (Istituto Superiore di Sanità), stabilisce criteri e modalità di controllo;
  • Europeo e internazionale – L’armonizzazione normativa è garantita dal coordinamento con l’EFSA (Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare) e dai sistemi di allerta rapida.

Un tema attuale è l’inserimento dei prodotti da agricoltura cellulare nel sistema alimentare. La carne coltivata, classificata come novel food, richiede un iter autorizzativo europeo rigoroso, disciplinato da normative che garantiscono la sicurezza alimentare dei consumatori.

Nel novembre 2023, l’Italia ha approvato una legge che vieta la produzione e commercializzazione di carne coltivata, diventando così il primo Paese in Europa a introdurre un simile divieto. Tuttavia, la Commissione Europea ha contestato tale decisione, rilevando che l’Italia ha adottato la legge prima della conclusione del periodo di sospensione previsto dalla procedura di notifica TRIS, violando quindi le norme europee. Questo scenario apre interrogativi importanti: la legge italiana sul divieto della carne coltivata potrebbe infatti risultare inapplicabile, creando tensioni tra le esigenze nazionali e il quadro normativo comunitario (vedi anche: Cosa c’entra Winston Churchill con la carne coltivata? – Canella Camaiora).

Ma per comprendere appieno l’impatto di questa decisione, è necessario analizzare il quadro normativo europeo, fondato sul TFUE (Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea) e su regolamenti chiave che disciplinano la sicurezza alimentare nell’intera Unione.

Sicurezza alimentare: il quadro normativo EU

La regolamentazione della sicurezza alimentare nell’Unione Europea si fonda su un principio chiave: proteggere la salute dei consumatori, garantendo al contempo innovazione e competitività del mercato. Questo sistema normativo si basa sul Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea (TFUE), che rappresenta la base giuridica per i regolamenti in materia di sicurezza alimentare.

Gli articoli fondamentali del TFUE sono:

  • Articolo 43 – Regolamenta agricoltura e pesca.
  • Articolo 114 – Definisce le regole del mercato interno.
  • Articolo 168(4) – Riguarda sanità pubblica e sicurezza alimentare.
  • Articolo 169 – Protezione dei consumatori.

Attraverso questi articoli, l’UE ha armonizzato le pratiche igienico-sanitarie tra gli Stati membri, assicurando che ogni prodotto immesso sul mercato rispetti standard rigorosi lungo tutta la filiera.

Il pilastro della sicurezza alimentare nell’UE è il Regolamento (CE) n. 178/2002, che disciplina ogni fase della produzione, trasformazione e distribuzione degli alimenti. Questo regolamento introduce:

  • Il principio di precauzione, che consente all’UE di limitare o vietare alimenti potenzialmente pericolosi anche in assenza di prove scientifiche definitive.
  • Standard di sicurezza rigorosi per tutti gli alimenti e mangimi.
  • Il sistema di allarme rapido RASFF, per scambiare informazioni in tempo reale sui rischi alimentari.
  • L’EFSA, incaricata di valutare i rischi e fornire consulenza scientifica indipendente.

A questo si aggiunge il Pacchetto Igiene, recepito in Italia dal D.Lgs. 193/2007, che comprende:

Altri regolamenti complementari includono:

  • Regolamento (UE) 2021/382 – Aggiorna la gestione degli allergeni e introduce il tema della cultura della sicurezza alimentare;
  • Regolamento (UE) 1169/2011 – Regola l’informazione alimentare nei confronti dei consumatori, ovvero l’etichettatura alimentare, imponendo obblighi chiari per i produttori, tra cui dichiarazione degli ingredienti, allergeni e valore nutrizionale.
  • Regolamento (UE) 2016/429 – Introduce un quadro normativo per la prevenzione e il controllo delle malattie animali.
  • Regolamento (UE) 2015/2283 – Disciplina i novel food, categoria a cui appartiene la carne coltivata.
  • Regolamento UE 2016/2031 – Rafforza le misure di protezione per prevenire la diffusione di organismi nocivi nelle colture vegetali.
  • Regolamento (CE) n. 1331/2008 – Istituisce una procedura uniforme di autorizzazione per additivi alimentari (coloranti, conservanti, edulcoranti), enzimi, aromi, e integratori alimentari.
  • Regolamento (UE) 2023/915 – Definisce i limiti massimi di alcuni contaminanti negli alimenti, tra cui nitrati, metalli pesanti, diossine e aflatossine.
  • Regolamento (CE) n. 1935/2004 – Regola i materiali e gli oggetti destinati al contatto con gli alimenti (MOCA), come gli imballaggi e i contenitori, per evitare la migrazione di sostanze nocive nei prodotti alimentari.

L’Unione Europea, attraverso un quadro normativo dettagliato e in continua evoluzione, garantisce che ogni alimento immesso sul mercato rispetti standard rigorosi di sicurezza lungo tutta la filiera. Tuttavia, l’introduzione di nuove categorie alimentari, come i novel food, potrebbe mettere in crisi questo sistema, sollevando interrogativi e sfide inedite.

Ma come funziona esattamente l’iter di autorizzazione dei novel food nell’UE? E quali sfide si prospettano per il futuro della carne coltivata e di altri alimenti innovativi?

Novel Food: regolamentazione e procedura di autorizzazione nell'UE

La carne coltivata rientra nella categoria dei novel food, ossia quegli alimenti che non erano consumati in misura significativa nell’UE prima del 15 maggio 1997. Vi rientrano anche prodotti derivati da nuove fonti proteiche (come gli insetti edibili), alimenti con strutture molecolari modificate, probiotici avanzati, alimenti ottenuti con tecniche di editing genetico, tramite coltura cellulare e fermentazione di precisione.

La regolamentazione dei novel food è disciplinata dal Regolamento (UE) 2015/2283, che stabilisce le procedure per la loro valutazione, autorizzazione e commercializzazione. Nel settembre 2024, l’EFSA ha pubblicato, su richiesta della Commissione Europea, un aggiornamento delle linee guida per i requisiti scientifici dei nuovi alimenti.

L’iter di autorizzazione dei novel food nell’UE prevede quattro fasi principali, gestite dalla Commissione Europea e dall’EFSA:

  • Fase preliminare (Pre-submission phase) – Le aziende possono consultare l’EFSA prima della domanda ufficiale per chiarire i requisiti documentali e scientifici;
  • Fase di presentazione della domanda (Submission phase) – La Commissione verifica la completezza della domanda e la trasmette all’EFSA per la valutazione scientifica;
  • Fase di valutazione del rischio (Risk assessment phase) – L’EFSA analizza sicurezza nutrizionale, tossicità ed effetti collaterali, con una durata media di 9 mesi e consultazione pubblica;
  • Fase post-approvazione (Post-adoption phase) – Dopo il parere positivo dell’EFSA, la Commissione adotta un atto esecutivo, approvato dagli Stati membri con maggioranza qualificata. L’approvazione richiede una maggioranza qualificata del 55% degli Stati membri, rappresentando almeno il 65% della popolazione dell’UE. Se il novel food ottiene l’approvazione, viene inserito nell’elenco dei nuovi alimenti autorizzati, e può essere commercializzato in tutta l’UE.

L’intero processo dura tra i 18 e i 24 mesi, rendendo l’UE uno dei contesti normativi più rigorosi al mondo per i nuovi alimenti.

Per la carne coltivata, l’approvazione è particolarmente rilevante poiché le tecniche di produzione sono ancora in fase di sviluppo. L’agricoltura cellulare rappresenta un settore innovativo che richiede una valutazione complessa delle autorità sanitarie per garantirne la sicurezza e la compatibilità con la legislazione alimentare esistente.

Un caso significativo è la domanda presentata nel luglio 2024 dalla startup Gourmey per l’autorizzazione del foie gras coltivato a partire da cellule di anatra, affrontando anche il tema del benessere animale (Carne coltivata, alla Ue arriva la prima richiesta di ok – IlSole24Ore  – 26 luglio 2024). Allo stesso modo, nel gennaio 2025, la Mosa Meat ha avviato una richiesta simile per il grasso bovino coltivato, segnando un altro passo importante verso l’introduzione di prodotti da coltura cellulare nel mercato europeo (L’olandese Mosa Meat chiede ok Ue al grasso di manzo coltivato – CAPCOM – Ansa.it – 22 gennaio 2025).

Ma, con l’espansione delle biotecnologie alimentari, è essenziale comprendere le differenze tra Novel Food, OGM e NGT: come si distinguono queste categorie e quali sfide normative pongono all’Unione Europea?

OGM, NGT e Novel Food: quali differenze?

Le biotecnologie alimentari stanno trasformando il settore agroalimentare e il dibattito si fa spesso acceso, anche a causa di una certa confusione terminologica. Cerchiamo di fare chiarezza.

I novel food (già trattati nel capitolo precedente) comprendono alimenti non consumati in modo significativo nell’UE prima del 15 maggio 1997. Questa categoria può includere anche prodotti derivati da OGM o NGT, purché rientrino nei criteri di novità stabiliti dal Regolamento UE 2015/2283.

Gli OGM (Organismi Geneticamente Modificati) sono organismi il cui DNA è stato alterato mediante l’inserimento, la modifica o l’eliminazione di elementi genici. L’obiettivo? Gli OGM trovano applicazione in diversi settori: in ambito medico, nella produzione di farmaci e terapie avanzate come gli anticorpi monoclonali; in ambito agroalimentare, per migliorare la fertilità del suolo e le caratteristiche dei prodotti agricoli; in ambito industriale, nella creazione di materiali e sostanze per diversi processi produttivi.

A livello internazionale, il Protocollo di Cartagena ha l’obiettivo di garantire la sicurezza nella movimentazione, manipolazione e utilizzo degli organismi geneticamente modificati (OGM) che possono avere effetti negativi sulla biodiversità, tenendo conto anche dei rischi per la salute umana.

Nell’UE, gli OGM sono regolamentati da normative molto rigide, tra cui:

Attualmente, l’uso di OGM in Europa è limitato principalmente all’alimentazione animale, con importazioni di mais e soia geneticamente modificati destinati quasi interamente ai mangimi zootecnici. A livello di coltivazione, il MON810 rimane  l’unico mais GM concesso su scala commerciale (principalmente in Spagna e, in misura ridotta, in Portogallo), mentre soie come la Roundup Ready e altre varietà di mais (ad esempio GA21) vengono prevalentemente importate come materie prime per i mangimi.

Per il consumo umano, l’impiego diretto è ristretto a pochissimi prodotti, assoggettati a un iter di autorizzazione estremamente rigoroso e a obblighi di etichettatura. Un esempio di questa restrizione è la storia della patata geneticamente modificata Amflora, inizialmente approvata per applicazioni industriali nell’Unione Europea il 2 marzo 2010, ma ritirata dal mercato nel gennaio 2012 (cfr. Amflora – Wikipedia).

Le NGT (Nuove Tecniche Genomiche), come l’editing genetico CRISPR-Cas9, permettono di modificare il DNA con più precisione e più rapidamente rispetto alle tecniche tradizionali. Questa tecnica, che ha valso il Premio Nobel per la Chimica nel 2020 (“Il Nobel per CRISPR/Cas9 è strettamente legato alla ricerca sul cancro” – Airc.it, 9 ottobre 2020), ha rivoluzionato la ricerca genetica.

Tuttavia, la Corte di Giustizia dell’UE (sentenza C-528/16, 2018) ha stabilito che le NGT devono essere equiparate agli OGM, portando la Commissione Europea, all’esito di uno studio pubblicato il 29 aprile 2021 (cfr. EC study on new genomic techniques – European Commission), ad avviare nel 2023 un iter legislativo per una regolamentazione specifica (Proposta di Regolamento del Parlamento Europeo e del Consiglio relativo alle piante ottenute mediante alcune nuove tecniche genomiche52023PC0411 – EN – EUR-Lex).

Il dibattito, tuttavia, è tutt’altro che pacifico. Una vicenda è il caso del Ris8mo, un riso sviluppato con le Tecniche di Evoluzione Assistita (TEA) dall’Università di Milano, progettato per resistere al brusone, malattia causata dal fungo Pyricularia oryzae (cfr. Al via la sperimentazione italiana di riso realizzata con Tecniche di Evoluzione Assistita | La Statale News – 13 maggio 2024). Nel giugno 2024, però, il campo sperimentale è stato distrutto in un atto vandalico (cfr. È stata distrutta una coltivazione sperimentale di riso in provincia di Pavia – Il Post, 21 giugno 2024).

L’episodio sottolinea la forte polarizzazione che circonda le nuove biotecnologie: da un lato, il settore scientifico e l’industria le vedono come un’opportunità per innovare e aumentare la sostenibilità delle coltivazioni; dall’altro, gruppi ambientalisti e parte dell’opinione pubblica temono che queste tecniche possano mettere a rischio la biodiversità e la sicurezza alimentare.

Insomma, quale sarà il cibo del futuro?

Quale sarà il cibo del futuro?

L’agricoltura cellulare, la carne coltivata e le biotecnologie alimentari si trovano a un punto di svolta. L’Unione Europea dovrà decidere se armonizzare la normativa o lasciare margine di manovra agli Stati membri, con il rischio di una frammentazione normativa che potrebbe frenare l’innovazione agroalimentare.

Paesi come Italia e Francia si sono schierati per una regolamentazione più restrittiva, mentre Paesi Bassi e Spagna stanno investendo in queste tecnologie, favorendone la sperimentazione e lo sviluppo. Se l’UE non riuscirà a trovare un equilibrio, il rischio è che il mercato diventi disomogeneo, mentre realtà come Singapore e Stati Uniti – già protagonisti nella regolamentazione e commercializzazione di carne coltivata – guidano questa rivoluzione alimentare (cfr. Cosa c’entra Winston Churchill con la carne coltivata? – Canella Camaiora – 22 gennaio 2025).

Anche la carne coltivata, pur rientrando nei novel food, pone sfide normative. L’attuale quadro europeo non distingue tra carne coltivata e altri novel food, rendendo necessaria una revisione legislativa su aspetti come:

  • Standard specifici per la carne coltivata, per garantire sicurezza e qualità;
  • Etichettatura chiara, per informare i consumatori su origine e produzione;
  • Sostenibilità ambientale, con studi comparativi tra carne convenzionale e coltivata.

Con il settore in forte espansione, il Parlamento Europeo e la Commissione dovranno presto affrontare queste questioni per garantire un mercato equo e competitivo, bilanciando salute pubblica, trasparenza e ricerca scientifica.

L’Europa saprà trovare una linea comune o sarà superata da altri mercati più dinamici?

© Canella Camaiora Sta. Tutti i diritti riservati.
Data di pubblicazione: 21 Febbraio 2025
Ultimo aggiornamento: 25 Febbraio 2025

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