Verifica se la tua impresa è pronta a rispettare le nuove scadenze normative.
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Dal 2025, le imprese italiane saranno obbligate ad assicurare il proprio business contro eventi naturali catastrofali come terremoti, alluvioni, frane ed esondazioni. L’articolo approfondisce contenuti e implicazioni della nuova normativa introdotta dalla Legge di Bilancio 2024, indicando scadenze e obblighi distinti per grandi aziende, medie imprese e PMI. Oltre ai rischi per chi non si adegua, si analizzano le difficoltà legate alla disponibilità delle coperture assicurative e le opportunità offerte da una consulenza legale efficace. In un contesto segnato dal cambiamento climatico e dall’instabilità economica, proteggere il proprio business non è solo un obbligo, ma una scelta strategica.
A partire dal 2025, le imprese italiane saranno tenute a stipulare una copertura assicurativa contro i danni materiali e diretti causati da eventi naturali catastrofali. Terremoti, alluvioni, frane ed esondazioni non saranno più coperti solo dallo Stato con interventi straordinari: sarà l’impresa stessa a proteggere i propri beni con una polizza dedicata, comunemente indicata come “Cat Nat” (da “catastrofi naturali”).
L’obbligo è stato introdotto dalla Legge di Bilancio 2024 (art. 1, commi 101-111) e riguarda tutte le imprese iscritte al Registro delle Imprese, comprese le società di capitali (S.p.A., S.r.l., S.a.p.a.), di persone (S.n.c., S.a.s.), le cooperative, le mutue assicuratrici e le società tra professionisti costituite in forma societaria. Sono incluse anche le Società tra Avvocati, purché iscritte all’Albo, e le imprese estere con stabile organizzazione in Italia.
Sono escluse solo due categorie: le imprese agricole, già inserite in un sistema mutualistico separato, e le imprese che operano in immobili abusivi o privi di titoli abilitativi, poiché non assicurabili per legge.
La polizza dovrà coprire esclusivamente i danni diretti e materiali ai beni utilizzati nell’attività d’impresa. Secondo il Decreto Attuativo n. 18/2025, sono compresi fabbricati, impianti, macchinari e attrezzature industriali o commerciali, ossia le immobilizzazioni materiali indicate nelle voci B.II.1), 2) e 3) dell’art. 2424 c.c.. L’obbligo si estende anche ai beni in leasing, se effettivamente impiegati nel ciclo produttivo.
I rischi assicurabili sono solo quelli di origine naturale e catastrofale: terremoti, frane, alluvioni ed esondazioni. Restano esclusi i danni indiretti, come la perdita di profitto, i furti, i danni a terzi o le conseguenze di errori umani o comportamenti dolosi.
Ma quando scatterà l’obbligo e quali sono le scadenze per le diverse imprese?
L’obbligo assicurativo contro eventi catastrofali non entrerà in vigore contemporaneamente per tutte le aziende. Il Decreto-Legge 31 marzo 2025, n. 39, stabilisce infatti un’attuazione graduale in base alla dimensione dell’impresa, secondo i parametri previsti dalla Direttiva UE 2023/2775:
Il parametro dimensionale deve essere determinato facendo riferimento all’ultimo bilancio approvato prima della data di decorrenza dell’obbligo.
Va ricordato che, anche in presenza di una polizza Cat Nat già attiva, l’impresa dovrà verificare la conformità ai nuovi requisiti normativi e adeguarla alla prima scadenza utile.
Ma cosa accade se un’impresa non rispetta il nuovo obbligo?
Il legislatore ha disegnato un sistema che coinvolge imprese e assicuratori. Le imprese devono conformarsi all’obbligo, ma anche le compagnie sono tenute a garantire offerte coerenti con la norma.
Se un’impresa non stipula la polizza, non incorre in una sanzione amministrativa diretta. Tuttavia, la mancanza di copertura comporta svantaggi concreti: viene considerata penalizzante per ottenere agevolazioni pubbliche, contributi e benefici fiscali, anche in caso di calamità.
Non essendoci indicazioni esplicite sull’applicabilità retroattiva, si ritiene che le limitazioni valgano.
Per le PMI, il nuovo obbligo rappresenta un impegno complesso, non solo economico. Molte imprese operano con risorse limitate, e l’accesso a coperture assicurative adeguate potrebbe non essere semplice. Inoltre, la disponibilità effettiva delle compagnie a offrire polizze in linea con la normativa resta una variabile da monitorare, specie nelle aree ad alto rischio.
In questo scenario, la consulenza legale è fondamentale. Gli studi legali possono assistere le imprese nell’analisi delle offerte, verificare la conformità contrattuale, chiarire quali beni siano effettivamente assicurabili e difendere le PMI in caso di rifiuto o condizioni eccessivamente onerose da parte delle compagnie.
Il contesto è reso ancora più delicato dal cambiamento climatico. I recenti eventi estremi — dalle alluvioni in Emilia-Romagna alle frane alpine — stanno modificando il concetto stesso di rischio per le imprese italiane. In questa fase storica, assicurarsi non è più solo un’opzione di prudenza, ma una misura strategica di sopravvivenza.