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Quando è il momento ideale per depositare un brevetto: prima o dopo la fondazione della startup?

Pubblicato in: Proprietà Intellettuale
di Edoardo Gasparetto
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La protezione della proprietà intellettuale, attraverso strumenti come i brevetti, rappresenta una leva strategica per le startup che operano nel contesto del business contemporaneo. Ottenere un brevetto non solo tutela le innovazioni tecnologiche, ma consente anche di aumentare il valore percepito dell’azienda, attrarre investitori e consolidare la propria posizione competitiva sul mercato.

Cos’è una startup e quali sono i requisiti fondamentali

Una startup è un’impresa nella fase iniziale della sua attività, caratterizzata da un modello di business innovativo e da un elevato potenziale di crescita (si v. “Quanto costa avviare una Startup: budget, finanziamenti e …” di A. Canella). Solitamente, queste aziende cercano di risolvere problemi esistenti con soluzioni tecnologiche nuove, e sono spesso orientate a un’espansione rapida (si v. anche anche “L’innovazione e la paura dell’ignoto” di V. Panizza).

Per poter costituire una startup innovativa sotto forma di società di capitali o cooperativa, è necessario rispettare una serie di requisiti oggettivi, previsti dall’art. 25, comma 2, del Decreto Legge n. 179/2012. Tra questi:

  • L’impresa deve essere nuova o costituita da non più di 5 anni;
  • Deve avere residenza in Italia o in un Paese dello Spazio Economico Europeo, ma con sede produttiva o filiale in Italia;
  • Il fatturato annuo non deve superare i 5 milioni di euro;
  • Non deve essere quotata in un mercato regolamentato o in una piattaforma multilaterale di negoziazione;
  • Non deve aver mai distribuito utili;
  • L’oggetto sociale deve essere focalizzato sullo sviluppo, produzione e commercializzazione di prodotti o servizi ad alto valore tecnologico;
  • Non deve essere stata costituita a seguito di fusione, scissione o cessione di ramo d’azienda.

Oltre a questi requisiti oggettivi, una startup può essere considerata “innovativa” se rispetta almeno uno dei seguenti tre criteri soggettivi:

  1. Spese in ricerca e sviluppo (R&S) pari ad almeno il 15% del maggiore valore tra costo e valore totale della produzione;
  2. Personale altamente qualificato: almeno 1/3 dottori di ricerca, dottorandi o ricercatori, oppure 2/3 con laurea magistrale;
  3. È titolare, depositaria o licenziataria di almeno un brevetto o di un software registrato.

Perché conviene a chi avvia una startup dotarsi di un brevetto?

Per una startup, dotarsi di un brevetto può rappresentare un vantaggio strategico fondamentale. Questo è essenziale soprattutto quando vi sono più soci coinvolti, e diventa cruciale stabilire fin da subito i diritti sui brevetti, soprattutto se l’idea appartiene a un socio di minoranza (si veda “Cosa succede quando l’idea appartiene al socio di minoranza” di A. Canella). 

In alternativa, i founder possono decidere di cointestarsi il brevetto e successivamente concederlo in licenza alla startup. Questa soluzione permette di mantenere il controllo diretto sull’innovazione, pur trasferendo alla startup i diritti di utilizzo esclusivo del brevetto per lo sviluppo del business. Definire la titolarità delle innovazioni sin dall’inizio permette di evitare conflitti futuri e di consolidare la posizione dell’azienda sul mercato. 

Il brevetto non è solo uno strumento legale, ma un vero e proprio asset strategico, che protegge l’innovazione e favorisce l’accesso a finanziamenti e partnership, elementi fondamentali per una crescita sostenibile. Il brevetto garantisce una protezione legale contro la contraffazione e l’uso non autorizzato delle idee dell’azienda, offrendo così un controllo esclusivo su prodotti e servizi. Questo è essenziale soprattutto per le startup, poiché possedere almeno un brevetto:

  • Aumenta il prestigio dell’impresa agli occhi di potenziali investitori e partner.
  • Protegge le innovazioni, consolidando la posizione della startup sul mercato.

Considerare il brevetto come un semplice costo è riduttivo: si tratta di un investimento che può generare valore nel lungo termine. Le startup possono usare il brevetto per:

  • Aumentare i prezzi dei loro prodotti o servizi (grazie all’esclusiva brevettuale);
  • Creare partnership strategiche attraverso licenze incrociate con altre società.

Inoltre, il brevetto può diventare una fonte di entrate aggiuntive: può essere ceduto o concesso in licenza, generando royalty o proventi da vendite, contribuendo così alla solidità finanziaria dell’azienda.

Oltre a proteggere l’innovazione, il brevetto offre alla startup una serie di vantaggi fiscali e accesso facilitato a bandi pubblici e finanziamenti. Tra i principali strumenti disponibili per le startup innovative, troviamo:

  • Fondo di Garanzia per le PMI, che facilita l’accesso al credito;
  • Programmi di finanziamento agevolato come Smart & Start Italia.

Questi incentivi aiutano le startup a ridurre i costi operativi e a sviluppare strategie di crescita più solide. Altri vantaggi includono:

  • Esonero dai diritti camerali e dalle imposte di bollo;
  • La possibilità di raccogliere capitali attraverso l’equity crowdfunding;
  • Accesso a servizi di internazionalizzazione, che possono facilitare l’espansione sui mercati esteri.

Il momento perfetto: quando depositare il brevetto

Uno dei dilemmi più comuni tra i fondatori di startup riguarda il momento ideale per depositare un brevetto. La risposta più semplice? Il prima possibile. 

Molti inventori preferiscono perfezionare la propria invenzione fino al massimo livello, aspettando di accumulare i fondi necessari per le spese di registrazione. Tuttavia, questa strategia può rivelarsi rischiosa (per approfondire: “Gestione dell’IP nelle fasi iniziali di una Startup” di A. Canella). 

Uno dei requisiti fondamentali per ottenere un brevetto è infatti la “novità“: l’invenzione deve essere mantenuta segreta, e un’attesa eccessiva può compromettere questo principio (si v. “L’invenzione confidata alle persone sbagliate: quando la divulgazione prematura distrugge il brevetto”). Il rischio concreto è che, durante il periodo di attesa, l’invenzione venga divulgata, perdendo così il requisito essenziale della novità, insieme agli altri due requisiti fondamentali: l’attività inventiva e l’industrialità.

Anche se l’invenzione non è ancora completamente perfezionata, è comunque consigliabile procedere con il deposito il prima possibile. Questo perché, una volta depositata la domanda di brevetto, è possibile effettuare le necessarie integrazioni entro due mesi dalla comunicazione da parte dell’Ufficio Brevetti, come stabilito dall’art. 148, comma 2, del Codice della Proprietà Industriale. Infatti, l’Ufficio italiano brevetti e marchi invita il richiedente a integrare la domanda entro questo termine, previa eventuale sanzione per ritardato pagamento, nel caso manchino documenti essenziali o descrizioni tecniche.

Inoltre, qualora in futuro venissero apportati miglioramenti significativi all’invenzione, sarà sempre possibile tutelarli attraverso la registrazione di nuovi brevetti.

Internazionalizzazione e tutela del brevetto all'estero

Se la tua startup ambisce a crescere su scala globale, limitarsi a proteggere l’innovazione solo in Italia non è sufficiente.

I brevetti sono diritti territoriali, il che significa che garantiscono protezione solo nei Paesi in cui vengono concessi. Fortunatamente, esistono strumenti che facilitano la protezione internazionale, come il Brevetto Europeo (si v. “Linee guida sul deposito del Brevetto Europeo” di M. Manca) e il Trattato di Cooperazione in materia di Brevetti (PCT). Questi strumenti permettono di semplificare il deposito di brevetti in più Paesi con una sola domanda. In particolare, una singola domanda PCT, redatta in una sola lingua e con il pagamento di un gruppo unico di imposte, ha efficacia legale in tutti i Paesi membri del PCT (per approfondire si legga “guida alla brevettazione e ai costi associati” di A. Canella).

Per una startup che punta a espandersi a livello globale, è fondamentale depositare il brevetto in tutti i Paesi dove intende vendere i propri prodotti o dove i principali concorrenti hanno la loro base operativa. Inoltre, potrebbe essere strategico proteggere il brevetto in Paesi strategici, che potrebbero diventare centrali nel settore di riferimento, o in quelli dove la tecnologia sottostante ha applicazioni particolarmente rilevanti.

Detto questo, va considerato che internazionalizzare la protezione brevettuale può comportare costi significativi. Le spese di traduzione delle domande e le tasse di mantenimento variano da Paese a Paese, e gestire più brevetti richiede un notevole investimento in termini di risorse. Strumenti come il PCT o il Brevetto Europeo risultano particolarmente utili, poiché consentono di diluire i costi nel tempo e garantiscono una maggiore flessibilità decisionale.

Affidarsi a un professionista esperto in proprietà intellettuale è fondamentale per definire la strategia migliore, proteggendo la tua idea sin dall’inizio e garantendo il massimo valore al tuo progetto.

© Canella Camaiora Sta. Tutti i diritti riservati.
Data di pubblicazione: 17 Ottobre 2024
Ultimo aggiornamento: 7 Novembre 2024

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