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La redazione e l’esecuzione di un contratto di franchising presentano numerose criticità che richiedono l’attenzione del legale. Questo articolo esplora i requisiti normativi, come la forma scritta e gli obblighi precontrattuali, e analizza gli strumenti per tutelare elementi chiave come il know-how, il marchio e i diritti di proprietà intellettuale. Approfondisce inoltre il tema dell’abuso di dipendenza economica e fornisce indicazioni pratiche per prevenire conflitti, con particolare attenzione alla mediazione obbligatoria introdotta dalla Riforma Cartabia.
La redazione di un contratto di franchising richiede il rispetto di precisi requisiti di legge, fondamentali per la validità dell’accordo e la tutela delle parti coinvolte. La Legge n. 129/2004, ad esempio, prevede l’obbligo della forma scritta, a pena di nullità, e stabilisce una durata minima di tre anni per i contratti a tempo determinato (cfr. art. 3). Questo vincolo assicura all’affiliato il tempo necessario per recuperare il proprio investimento iniziale.
Un contratto di franchising efficace deve includere elementi essenziali, come il metodo di calcolo delle royalties, il valore degli investimenti iniziali richiesti, eventuali clausole di esclusiva territoriale e una descrizione del know-how trasferito. La mancanza di queste informazioni può compromettere la validità dell’accordo e aprire la strada a controversie legali, danneggiando gravemente il franchisor (per approfondire si v. “Il contratto di franchising, passo dopo passo” e, con riferimento all’eventuale esclusiva territoriale, si v. anche “Corretta distribuzione territoriale dei punti vendita nel franchising“).
Un elemento chiave di trasparenza è rappresentato dal Documento Informativo Precontrattuale (DIF). Sebbene questa terminologia derivi dalla prassi internazionale e non sia formalmente prevista nel diritto italiano, gli oneri informativi imposti dalla Legge n. 129/2004 sono sostanzialmente equipollenti (cfr. art. 4). In particolare, il franchisor è obbligato a fornire all’affiliato almeno 30 giorni prima della firma del contratto:
Questi obblighi, simili ai requisiti del Franchise Disclosure Document (FDD) utilizzato in altri ordinamenti, sono essenziali per garantire trasparenza e consentire agli affiliati di assumere decisioni consapevoli.
Ma come proteggere gli elementi più preziosi del franchising, come il know-how e i diritti di proprietà intellettuale?
In ogni rete di franchising, il know-how rappresenta l’essenza del successo. Questo patrimonio intangibile, composto da conoscenze, metodologie e strumenti operativi, costituisce la “formula segreta” che rende unico e replicabile un format di franchising (approfondisci: Come costruire un format unico ma replicabile: il franchising). A questo si affianca il ruolo fondamentale del software gestionale, che uniforma la gestione dei franchisee, e del marchio, che rappresenta il simbolo e la bandiera comune sotto cui si muove l’intera rete (approfondisci: Quanto costa registrare un marchio?).
Il software gestionale, sempre più centrale nelle operazioni quotidiane, consente ai franchisee di accedere a risorse essenziali come manuali operativi, sistemi di gestione degli ordini, strumenti di reportistica e piattaforme di formazione continua. Questo strumento, indispensabile per garantire l’uniformità operativa e il rispetto degli standard, deve essere protetto con attenzione, trattandolo come parte integrante del know-how (approfondisci: Digitalizzazione dei processi: il nuovo diktat di costruire un ecosistema produttivo e sicuro). È quindi importante prevedere clausole di riservatezza e non concorrenza nei contratti, che tutelino non solo il know-how e il software, ma anche il know-how che il software racchiude, durante e dopo la cessazione dell’accordo. Tuttavia, occorre considerare le limitazioni pubblicistiche che regolano i patti di non concorrenza, necessarie per preservare la concorrenza leale.
Il marchio, inoltre, ha un ruolo centrale nel franchising, come sancito dalla normativa di settore (art. 1, Legge n. 129/2004). Il marchio rappresenta l’identità del franchisor e consente ai franchisee di operare sotto un’unica bandiera, garantendo riconoscibilità, fiducia e coerenza sul mercato. La sua tutela deve essere una priorità: registrarlo presso gli enti competenti, insieme a brevetti e design, protegge il franchisor da utilizzi impropri da parte di affiliati o terzi, salvaguardando così il business.
Anche l’audit periodico si rivela essenziale per verificare il rispetto degli standard operativi, l’uso corretto del software e la protezione del marchio, contribuendo a mantenere la coerenza dell’immagine del franchising su tutta la rete.
La protezione del know-how, del marchio e degli strumenti tecnologici come il software gestionale non è solo una necessità legale, ma una strategia fondamentale per garantire il successo e la competitività del franchising.
Il franchising, pur essendo una formula di successo per molte imprese, presenta rischi di squilibri economici che possono sfociare in situazioni di dipendenza economica tra franchisor e affiliato. Tra le principali criticità, emerge il rischio che il franchisor imponga investimenti non pianificati o eserciti un controllo discrezionale sulle forniture, come evidenziato in un caso emblematico (si v. Il Caso Benetton: implicazioni pratiche sul contratto di franchising). Tali comportamenti possono configurare un abuso di dipendenza economica, in violazione dell’art. 9 della Legge n. 192/1998, che disciplina i contratti tra imprese per prevenire squilibri eccessivi nei rapporti commerciali (tali squilibri, tuttavia, non sono sempre risarcibili: Nel franchising, le limitazioni commerciali non costituiscono di per sé un abuso risarcibile all’affiliato)
Per evitare queste problematiche, è essenziale che il franchisor mantenga un equilibrio nelle richieste economiche, garantendo che siano proporzionate, giustificate e accompagnate da un supporto operativo concreto. Strumenti come una formazione continua, piani di sviluppo realistici e una comunicazione trasparente rafforzano non solo la fiducia degli affiliati, ma anche la stabilità dell’intera rete.
Dal lato degli affiliati, è essenziali un’analisi approfondita delle proprie capacità finanziarie prima di sottoscrivere il contratto. Solo una valutazione attenta dei costi, degli obblighi e degli eventuali rischi di dipendenza può aiutare il franchisee a evitare impegni economici insostenibili (approfondisci: Franchising: quanto denaro occorre investire nella fase di avvio?).
Collaborazione e trasparenza tra le parti sono quindi fondamentali per costruire un rapporto commerciale equilibrato e prevenire conflitti. Tuttavia, cosa fare quando il rapporto si deteriora o sorgono controversie?
Anche con un contratto ben strutturato, possono emergere difficoltà operative, economiche o di conformità durante l’esecuzione del rapporto di franchising. Per ridurre il rischio di contenziosi, è fondamentale sapere che, dal 30 giugno 2023, le controversie in materia di franchising sono soggette a mediazione obbligatoria. Questo requisito, introdotto dalla Riforma Cartabia, impone che le parti esperiscano un tentativo di mediazione come condizione necessaria per procedere con una causa giudiziaria.
La mediazione, oltre a essere obbligatoria, rappresenta uno strumento efficace per risolvere i conflitti in modo più rapido ed economico rispetto a un giudizio ordinario. Quando sorgono contestazioni legate al mancato rispetto degli obblighi contrattuali, entrambe le parti devono agire con tempestività e documentare accuratamente le proprie ragioni.
Una gestione consapevole delle relazioni contrattuali e un monitoraggio costante degli obblighi reciproci aiutano a preservare il rapporto e favoriscono il successo della rete.
Avvocato Arlo Canella