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L’articolo analizza le diverse modalità di gestione e recupero delle royalties non corrisposte in contratti di licensing e franchising. Si evidenzia l’importanza della corretta redazione contrattuale e della valutazione economica dei beni immateriali. Viene approfondito il ruolo delle norme di applicazione necessaria, introdotte dalla riforma della Direttiva Copyright (D.Lgs. n. 177/2021), che garantiscono tutele aggiuntive agli autori. In caso di inadempimento, si possono intraprendere azioni stragiudiziali, come la negoziazione assistita, o giudiziali, con il procedimento ingiuntivo ex art. 633 c.p.c., che consente di ottenere rapidamente un titolo esecutivo. L’articolo sottolinea l’importanza della tempestività per massimizzare le probabilità di successo nel recupero crediti, specialmente nel contesto della proprietà intellettuale.
I titolari di diritti esclusivi su beni immateriali come brevetti, marchi, software, know-how o diritti d’autore spesso monetizzano i loro asset concedendo l’uso a terzi attraverso contratti di licensing (si v.: “Il contratto di licenza o licensing”) o franchising (si v. “Il contratto di franchising, passo dopo passo”). Questi accordi permettono di generare profitto continuando a preservare la titolarità del bene.
In questo contesto, le royalties rappresentano un compenso periodico, generalmente calcolato in base all’utilizzo o al rendimento dell’asset concesso in licenza. Tuttavia, per garantire un’adeguata protezione degli interessi economici, è essenziale che la valutazione economica dei beni immateriali sia svolta da esperti qualificati.
Nel caso di rapporti intragruppo, la gestione delle royalties è strettamente legata alla determinazione del corretto prezzo di trasferimento, necessario per evitare contestazioni da parte dell’Agenzia delle Entrate, che potrebbero accusare l’azienda di evasione o elusione fiscale. In questo ambito, la priorità è garantire la conformità fiscale e la corretta valutazione delle transazioni.
Quando, invece, si tratta di terze parti inadempienti, il tema si sposta verso un approccio più diretto e pratico di recupero crediti, focalizzato sul rispetto degli obblighi contrattuali e sulle azioni necessarie per ottenere il pagamento delle royalties non corrisposte.
La protezione del credito legato alle royalties non si esaurisce con la sola redazione del contratto. Esistono, infatti, specifiche norme di applicazione necessaria che garantiscono una tutela aggiuntiva agli autori e ai titolari dei diritti anche in presenza di inadempimenti o incongruità nei pagamenti. La recente riforma della Direttiva Copyright (D.Lgs. n. 177/2021) ha rafforzato la posizione degli autori, introducendo l’obbligo per i licenziatari di fornire periodicamente informazioni dettagliate sullo sfruttamento delle opere, i ricavi generati e le royalties corrisposte. Questo obbligo di rendiconto semestrale garantisce trasparenza e agevola l’eventuale intervento legale per la rettifica o il recupero delle somme dovute (per approfondire: “Rendiconto semestrale, adeguamento dei compensi e tutela degli Autori (la delibera AGCOM 95/2024)” di A. Canella).
Le norme di applicazione necessaria, quali gli obblighi di trasparenza e rendicontazione, impongono che, in caso di inadempimento o mancata comunicazione, il compenso possa essere considerato inadeguato, dando diritto all’autore di richiedere un adeguamento delle royalties. Questa tutela si estende anche alla possibilità di agire giudizialmente per il recupero del credito, utilizzando strumenti come il decreto ingiuntivo, fondato su prove scritte e documentali che attestano il credito vantato (si v. Recupero Giudiziale – Canella Camaiora).
In aggiunta, prima di intraprendere un’azione legale, è sempre consigliabile tentare una composizione stragiudiziale della controversia. L’invio di una lettera di diffida o l’utilizzo della negoziazione assistita sono tra le soluzioni più efficaci per risolvere rapidamente le controversie e recuperare le royalties non corrisposte, evitando così i costi e i tempi di un processo giudiziario (per approfondire: “PMI e recupero crediti: la negoziazione assistita da legali come “strumento diplomatico” di D. Camaiora).
Qualora i rimedi stragiudiziali non producano risultati, è possibile ricorrere al procedimento ingiuntivo di pagamento, previsto dall’art. 633 c.p.c. Questa procedura rappresenta un mezzo rapido ed efficace per ottenere un titolo esecutivo senza dover attendere una sentenza di merito. Il giudice può emettere un decreto ingiuntivo sulla base di prove scritte che dimostrino l’esistenza e l’ammontare del credito, senza bisogno di contraddittorio con il debitore (procedimento “inaudita altera parte“).
I requisiti fondamentali per l’emissione di un decreto ingiuntivo includono:
Prima di procedere, valutiamo attentamente la documentazione fornita. Solitamente, richiediamo di esaminare documenti come contratti, fatture, ordini e le eventuali comunicazioni precedenti con il debitore. Questi elementi facilitano il nostro intervento e ci permettono di agire rapidamente e con precisione.
La tempestività dell’azione è fondamentale in queste situazioni. Una volta emesso il decreto ingiuntivo, se il debitore non si oppone entro il termine di 40 giorni, questo diventa esecutivo e consente di avviare il pignoramento. Agire prontamente consente non solo di ottenere il decreto ingiuntivo in tempi ridotti, ma anche di avviare rapidamente la fase esecutiva, come il pignoramento dei beni del debitore, riducendo il rischio di perdere opportunità di recupero. La nostra esperienza nel gestire tali procedimenti di recupero crediti nel settore della proprietà intellettuale assicura un intervento efficace e mirato, massimizzando le probabilità di successo nella tutela del credito.