L’utilizzo commerciale delle immagini di beni culturali solleva questioni significative di diritto d’autore e di protezione dei beni stessi e delle opere d’arte. Questo articolo esplora le intersezioni tra il diritto all’immagine e il diritto d’autore nei beni culturali, facendo luce sulle controversie e sulle normative vigenti. Particolare attenzione viene data alla recente sentenza della Corte d’Appello di Bologna, che evidenzia le conseguenze legali dell’uso non autorizzato dell’immagine del Duca d’Este, affidato alle Gallerie Estensi. Vengono inoltre esaminati i criteri per l’uso lecito di tali immagini a scopi commerciali, includendo la necessità di autorizzazioni e il calcolo dei canoni. Questa trattazione fornisce un quadro dettagliato delle responsabilità legali e delle strategie per evitare rischi, contribuendo alla comprensione di come la valorizzazione dei beni culturali attraverso il commercio debba essere attentamente gestita per rispettare la loro integrità e significato storico-culturale.
Il diritto all’immagine è un diritto che si definisce in negativo, in quanto consiste nel vietare l’utilizzo della propria immagine senza consenso. Tale diritto è riconosciuto dall’art. 10 c.c.. Ma cosa ha a che fare questo con il diritto d’autore e le opere d’arte?
Nel contesto dei beni culturali, la giurisprudenza ha creato un collegamento tra il diritto all’immagine e gli artt. 107 e 108 del Codice dei beni culturali (D.lgs. 22 gennaio 2004, n. 42). Questi articoli stabiliscono che per l’utilizzo di beni culturali, talvolta è necessaria un’autorizzazione, a volte dietro pagamento di un canone, da parte dell’amministrazione competente (art. 107 indica come responsabili il Ministero, le regioni e altri enti pubblici territoriali).
Ma quali sono i beni culturali che rientrano in questo contesto? Il Codice dei beni culturali, all’art. 10, elenca un’ampia gamma di beni, tra cui opere d’arte, monumenti e altri oggetti di rilevanza storica e artistica (ne avevamo già parlato qui, con riferimento al David di Michelangelo: “Il Tribunale di Firenze riconosce il “diritto d’immagine” delle opere d’arte – Canella Camaiora ”. La recente giurisprudenza ha mostrato come l’utilizzo non autorizzato di immagini di beni culturali possa comportare gravi conseguenze legali.
In una recente sentenza della Corte d’Appello di Bologna (n. 1792, pubblicata il 24 settembre 2024), è stata parzialmente confermata la decisione del Tribunale di Bologna, che aveva condannato una società per l’indebito utilizzo dell’immagine di un dipinto raffigurante il Duca d’Este, affidato alle cure della Galleria Estense di Modena (vuoi vederlo? Eccolo qui, Diego Rodríguez de Silva y Velázquez, Ritratto di Francesco I d’Este, olio su tela, 1638, affidato alle cure delle Gallerie Estensi).
La società convenuta aveva sfruttato l’immagine senza la necessaria autorizzazione amministrativa e senza versare il canone previsto. In particolare, la convenuta, titolare del marchio registrato “Aceto Balsamico di Modena del Duca Busto di Guerriero”, aveva utilizzato l’immagine del dipinto per fini commerciali, violando così il diritto all’immagine del bene, protetto dalla normativa sui beni culturali.
Oltre al risarcimento dei danni emergenti, la sentenza ha accolto la richiesta di inibire ulteriori utilizzi dell’immagine del dipinto. La tutela inibitoria, tradizionalmente applicata ai diritti della personalità, è stata riconosciuta come un efficace strumento per proteggere i beni del demanio da usi non autorizzati. Questa estensione della tutela riflette il riconoscimento del valore dei beni culturali non solo come oggetti materiali, ma anche come simboli di identità collettiva.
Tale sentenza apre la strada a ulteriori sviluppi sulla tutela dei beni culturali, soprattutto in ambito commerciale. Ma quali potrebbero essere le conseguenze di questo nuovo orientamento giurisprudenziale?
L’utilizzo non autorizzato dell’immagine di un bene culturale costituisce un illecito civile, con importanti conseguenze legali, anche se risalenti nel tempo e quindi cadute in pubblico dominio. In caso di mancata autorizzazione, l’ente pubblico titolare del bene può richiedere il risarcimento dei danni subiti, sia patrimoniali che non patrimoniali.
Nel caso della sentenza n. 1792/2024, la Corte ha riconosciuto che l’uso indebito dell’immagine del Duca d’Este aveva causato un danno economico alla Galleria Estense, che non aveva percepito il canone previsto per la concessione commerciale dell’immagine.
Oltre al danno economico, la Corte d’Appello di Bologna ha identificato un danno non patrimoniale, consistente nello svilimento dell’immagine del bene culturale. L’immagine del Duca d’Este era stata utilizzata in un contesto commerciale non in linea con la sua rilevanza storica e culturale, svilendo così il valore simbolico dell’opera. Questo aspetto sottolinea come l’immagine del Duca d’Este non sia soltanto una rappresentazione artistica, ma un simbolo di grande valore storico per la città di Modena e per l’intero patrimonio culturale nazionale.
Ma quali sono i parametri che la giurisprudenza utilizza per valutare i danni non patrimoniali legati ai beni culturali?
Per utilizzare l’immagine di un bene culturale in un logo, marchio o etichetta a fini commerciali, è essenziale seguire una serie di passaggi chiave per evitare problemi legali. Ecco una guida pratica per gestire correttamente il processo:
1. Verifica se il bene è stato dichiarato di interesse culturale e, quindi, sottoposto a tutela;
2. Assicurati che l’uso dell’immagine non violi il diritto d’autore (sappi che anche se i diritti d’autore si estinguono dopo 70 anni dalla morte dell’artista (si v. “Il diritto d’autore in Italia: cosa protegge e come funziona” di C. Martinez Di Leo) non è così per i beni del demanio tutelati dal Codice dei Beni Culturali (per approfondire: “Sono legali gli usi commerciali delle opere d’arte di pubblico dominio? Le peculiarità del caso italiano” di E. Gasparetto);
3. se è necessaria un’autorizzazione per l’uso commerciale, verifica l’eventuale canone da pagare, come stabilito dagli artt. 107 e 108 del Codice dei Beni Culturali (alcuni utilizzi possono essere esentati dal pagamento, ma è fondamentale informarsi sulle eccezioni previste dalla legge);
4. individua l’amministrazione competente (come indicato dall’art. 107: il Ministero, le regioni e gli altri enti pubblici territoriali) e presenta una relazione dettagliata sull’uso dell’immagine nel contesto commerciale;
5. una volta ottenuta l’autorizzazione, assicurati di regolarizzare i canoni dovuti, di rispettare i limiti della concessione e di mantenere un dialogo aperto con l’amministrazione affidataria.
Seguire questi passaggi può sembrare complesso e richiede competenze specialistiche. Sebbene non obbligatoria, l’assistenza di un legale esperto in materia può essere preziosa per accelerare la procedura, evitare errori e ridurre le conseguenze economiche che deriverebbero da un utilizzo non autorizzato. Anche perché lo sfruttamento delle opere del demanio italiano non sempre è soggetto a oneri, gli aspetti territoriali dello sfruttamento possono avere un impatto consistente (per approfondire: “L’Uomo Vitruviano e la “faida” tra Ravensburger e il Ministero della Cultura sui diritti di riproduzione” di A. Canella),
Conoscere e rispettare queste regole ti permetterà di utilizzare i beni culturali nei tuoi progetti commerciali in totale sicurezza.
Quando le riproduzioni di beni culturali o l’uso delle loro immagini sono effettuati a scopo di lucro, è necessario pagare un corrispettivo, calcolato secondo criteri definiti dal DM n. 108/2024. I fattori che determinano il costo includono:
Il costo finale è quindi determinato moltiplicando:
Questa formula consente alle amministrazioni competenti di adattare il costo per l’uso commerciale delle immagini alle diverse esigenze, garantendo una valorizzazione economica corretta dei beni culturali. Per evitare ritardi o problemi nel processo di approvazione, è fondamentale fornire informazioni accurate e complete nel momento della richiesta.
Errori nella valutazione delle riproduzioni possono comportare ritardi o la necessità di integrazioni. In alcuni casi, potrebbero sorgere anche istanze risarcitorie da parte dell’amministrazione competente.
Gabriele Rossi