approfondimento
-
Tempo medio di lettura 9'

Quando assumere i dipendenti altrui diventa un illecito?

Pubblicato in: Proprietà Intellettuale
di Arlo Canella
Home > Quando assumere i dipendenti altrui diventa un illecito?

La concorrenza sleale per storno dei dipendenti (art. 2598, n. 3 Codice Civile) si verifica quando un’azienda recluta in blocco i dipendenti di un concorrente, danneggiando l’attività economica di quest’ultimo.

Quali sono i presupposti per dimostrare l'illecito?

Per dimostrare la concorrenza sleale mediante storno dei dipendenti è necessario verificare una serie di presupposti fondamentali:

  • Situazione di concorrenzialità: È essenziale che tra le due imprese coinvolte esista una situazione di concorrenza effettiva. Questo significa che entrambe le aziende devono operare nello stesso settore o in settori affini, rivolgendosi a una clientela comune, anche se solo potenzialmente.
  • Animus nocendi: È indispensabile provare che l’azienda che ha effettuato lo storno aveva l’intenzione specifica di danneggiare il concorrente. Questo elemento soggettivo si può desumere da comportamenti e circostanze che mostrano un intento deliberato di nuocere.
  • Danno potenziale: L’atto di storno deve essere tale da poter causare un danno all’azienda concorrente, anche se non è necessario dimostrare che il danno si sia effettivamente verificato. È sufficiente che l’azione sia idonea a produrre effetti di mercato negativi per l’impresa danneggiata.

Questi tre elementi costituiscono la base su cui si fonda la prova dell’illecito di concorrenza sleale mediante storno dei dipendenti. La presenza contemporanea di questi presupposti è indispensabile per sostenere l’accusa in sede legale. Un esempio piuttosto risalente che illustra questi presupposti è la sentenza della Cassazione Civile, Sezione I, n. 13424 del 23 maggio 2008. In questo caso, il Sig. Rossi era stato accusato di concorrenza sleale per aver costituito una nuova società, la Alfa srl, mentre era ancora socio della Beta srl, con l’intento di sottrarre sia il personale specializzato sia il principale cliente della Beta.

Era stato dimostrato che il Sig. Rossi aveva intenzione di danneggiare deliberatamente la Beta, come emerso dalle testimonianze raccolte. Il teste Bianchi aveva testimoniato che il Sig. Rossi, poco prima di lasciare la Beta, gli aveva offerto di seguirlo nella nuova società, assicurandogli che la Beta avrebbe perso il lavoro commissionato dalla Gamma e insinuando che, se non avesse accettato subito, non lo avrebbe più preso in un secondo momento. Queste dichiarazioni sono state corroborate da altre testimonianze che, pur non ammettendo pressioni dirette, hanno implicitamente confermato l’intenzione del Sig. Rossi di creare instabilità nella Beta e portare via il personale.

La sequenza degli eventi – la costituzione della nuova società, la cessione delle quote della Beta da parte del Sig. Rossi, le dimissioni di cinque dipendenti su undici, incluso uno molto importante, e il travaso delle commesse della Gamma dalla Beta alla Alfa – aveva dimostrato che l’azione del Sig. Rossi era idonea a causare un danno significativo alla Beta, anche senza la necessità di provare un danno effettivo immediato. La Corte aveva ritenuto che la perdita del personale chiave e, conseguentemente, del principale cliente Gamma fosse sufficiente a configurare il danno potenziale richiesto per l’illecito.

Tuttavia, questo esempio concreto evidenzia come la combinazione di prove testimoniali, la dimostrazione dell’intenzione dannosa e l’idoneità dell’atto a causare un danno siano indispensabili per far accertare un illecito di concorrenza sleale mediante storno dei dipendenti, rendendolo invero molto difficile da provare. Vediamo meglio quali sono le ragioni di tali difficoltà.

Quali sono le difficoltà nel far accertare uno storno sleale?

Dimostrare la concorrenza sleale per storno dei dipendenti è complesso perché:

  • La legge tutela la libertà di movimento dei dipendenti (Libertà di circolazione dei lavoratori, art. 4 Cost.) Questo principio protegge il diritto dei lavoratori di cambiare datore di lavoro, rendendo difficile argomentare che un reclutamento in sé costituisca un atto illecito. 
  • La Costituzione italiana garantisce la libertà economica, come stabilito dall’articolo 41. Questo significa che le aziende sono generalmente libere di assumere personale come meglio credono. Limitare queste pratiche richiede una giustificazione legale molto forte

Come abbiamo visto, quindi, è complicato dimostrare l’intenzione malevola dell’azienda che ha effettuato lo storno. Questo richiede di fornire prove concrete che l’atto di storno sia stato eseguito con l’intento specifico di danneggiare il concorrente.

Uno degli aspetti più delicati e complessi del fenomeno dello storno dei dipendenti riguarda il know-how. Questo termine si riferisce alle competenze, alle conoscenze e alle esperienze che i dipendenti portano con sé quando cambiano datore di lavoro. Il know-how può essere di due tipi:

  1. Know-how aziendale: Questo tipo di know-how è strettamente legato all’azienda e spesso coperto da accordi di riservatezza. Comprende processi, tecnologie e informazioni strategiche che sono specifici dell’azienda e non facilmente reperibili all’esterno. Lo storno di dipendenti con l’obiettivo di trasferire questo tipo di know-how può configurare un atto di concorrenza sleale.
  2. Know-how dei dipendenti: Include le competenze e le conoscenze che i dipendenti hanno sviluppato durante la loro carriera, che possono essere acquisite come bagaglio personale e quindi non esclusivamente legate all’azienda di provenienza. Se il know-how è principalmente frutto delle esperienze personali e delle competenze individuali dei dipendenti, lo storno potrebbe non configurare un illecito. Tuttavia, se l’obiettivo è quello di sottrarre materialmente know-how strategico e documentazione riservata in blocco, allora il rischio di configurare un illecito aumenta (per approfondire: “Quando i dipendenti sottraggono il know-how: il caso DeLorean”).

Questi fattori rendono la prova dell’animus nocendi e del danno potenziale ancora più particolari, poiché è necessario dimostrare non solo l’intenzione malevola ma anche che il know-how sottratto era effettivamente una risorsa esclusiva e riservata dell’azienda danneggiata, oltre le modalità con cui sarebbe stata sottratta e trasferita in blocco tale documentazione. La presenza di accordi di riservatezza, la natura delle informazioni trasferite giocano un ruolo rilevante in questa valutazione.

Come si è evoluta la giurisprudenza in materia?

La giurisprudenza ha progressivamente oggettivizzato il requisito dell’animus nocendi, riconoscendo l’illecito in presenza di circostanze oggettive che indicano un comportamento contrario ai principi di correttezza professionale, come ad esempio:

  • Passaggio diretto dei dipendenti.
  • Storno di un numero significativo di dipendenti.
  • Ruoli apicali dei dipendenti stornati.
  • Storno avvenuto in un breve lasso di tempo.
  • Difficoltà di sostituire rapidamente i dipendenti stornati.
  • Utilizzo di metodi scorretti nella manovra di storno.

Un esempio di questa evoluzione è rappresentato da una recente sentenza del Tribunale delle Imprese di Roma, depositata il 29 settembre 2023. In questo caso, una società aveva agito nei confronti di un’altra , accusandola di concorrenza sleale per storno di dipendenti. 

La sentenza ha evidenziato che, nonostante l’accusa di storno di dipendenti, non vi era prova sufficiente di animus nocendi, considerando che solo tre dipendenti erano stati assunti dalla convenuta e che non vi era un impatto significativo sulla struttura della società attrice. Inoltre, la corte ha riconosciuto la legittimità della libera circolazione dei lavoratori e della libera iniziativa economica, in linea con gli articoli 4 e 41 della Costituzione Italiana, in linea con l’orientamento della suprema corte: “il requisito dell’animus nocendi va ‘considerato sussistente in linea puramente oggettiva ogni volta che lo storno sia stato posto in essere con modalità tali da non potersi giustificare, in rapporto ai principi di correttezza professionale, se non supponendo nell’autore l’intento di recare pregiudizio all’organizzazione e alla struttura produttiva del concorrente (Sez. 1, 29/12/2017, n. 31203; Sez. 1, 04/09/2013, n. 20228; Sez. 1, 23/05/2008, n. 13424)’.

Quali sono i criteri oggettivi per valutare lo storno dei dipendenti?

Per valutare la concorrenza sleale mediante storno dei dipendenti, ovvero l’intento di nuocere al concorrente, si considerano diversi criteri oggettivi:

  • Numero di dipendenti coinvolti: Un alto numero di dipendenti stornati può indicare un’intenzione malevola.
  • Ruoli dei dipendenti: Il reclutamento di personale con ruoli apicali è particolarmente significativo.
  • Tempistica: Uno storno avvenuto in un breve periodo può evidenziare un piano orchestrato.
  • Difficoltà di sostituzione: La difficoltà nel rimpiazzare i dipendenti stornati può causare danni rilevanti all’azienda originaria.
  • Metodi utilizzati: L’uso di metodi scorretti nel reclutamento può rafforzare la prova di un comportamento sleale.

Un esempio significativo che illustra quanto sia complesso sostenere la concorrenza sleale è la sentenza della Cassazione Civile, Sezione I, Ord., n. 22625 del 19 luglio 2022. In questo caso, una società operante nel settore della formazione professionale aveva accusato un’altra azienda concorrente di concorrenza sleale per storno di dipendenti. La Corte di Cassazione aveva stabilito che lo storno dei dipendenti potesse configurare concorrenza sleale quando l’attività distrattiva delle risorse di personale dell’imprenditore fossero state poste in essere dal concorrente con modalità tali da non potersi giustificare, in rapporto ai principi di correttezza professionale, se non supponendo nell’autore l’intento di recare pregiudizio all’organizzazione ed alla struttura produttiva del concorrente.

Nel caso concreto, la Corte d’appello aveva escluso lo storno argomentando che non era corretto comprendere tra gli stornati i liberi professionisti che prestavano la loro collaborazione nei corsi, posizione che non impediva loro di svolgere analoghe attività per società operanti nel medesimo settore. Inoltre, aveva rilevato che non si era verificato l’effetto di svuotamento e di pregiudizio per l’operatività aziendale, e che mancava la prova della consapevolezza del soggetto agente dell’idoneità dell’atto a danneggiare, poiché le conoscenze e la professionalità dei lavoratori trasmigrati, pur se di pregio, non presentavano carattere di esclusività tali da rendere detti dipendenti assolutamente essenziali.

La Corte ha quindi rigettato il ricorso, ribadendo che la concorrenza sleale per storno di dipendenti deve essere valutata alla luce di criteri oggettivi e circostanze specifiche, senza presumere automaticamente l’animus nocendi senza adeguate prove.

Questo esempio dimostra come la configurabilità dell’illecito di concorrenza sleale per storno di dipendenti dipenda fortemente dalle circostanze oggettive del caso concreto e dalle conseguenze che esso ha determinato per l’azienda danneggiata. Tutti aspetti che vanno ragionati con cura, comprovati e comunicati al giudicante con il supporto di un avvocato esperto.

© Canella Camaiora Sta. Tutti i diritti riservati.
Data di pubblicazione: 18 Giugno 2024
Ultimo aggiornamento: 20 Giugno 2024

È consentita la riproduzione testuale dell’articolo, anche a fini commerciali, nei limiti del 15% della sua totalità a condizione che venga indicata chiaramente la fonte. In caso di riproduzione online, deve essere inserito un link all’articolo originale. La riproduzione o la parafrasi non autorizzata e senza indicazione della fonte sarà perseguita legalmente.
Avv. Arlo Cannela

Avvocato Arlo Canella

Managing Partner dello studio legale Canella Camaiora, iscritto all’Ordine degli Avvocati di Milano, appassionato di Branding, Comunicazione e Design.
Leggi la bio
error: Content is protected !!