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L’influencer va contrattualizzato come un agente di commercio?

Pubblicato in: Contratti
di Debora Teruggia
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La sentenza n. 2615 del 4 marzo 2024 del Tribunale di Roma (sezione IV) avrà un consistente impatto per le PMI che si avvalgono stabilmente di influencer, con conseguenze nella gestione dei rapporti di lavoro e dei relativi contratti.

Quando gli influencer devono essere considerati agenti di commercio?

Negli ultimi anni, il ruolo degli influencer è diventato sempre più rilevante. Grazie alle condivisioni sui social, gli influencer influenzano le decisioni d’acquisto di un pubblico sempre più vasto. Tuttavia, il loro inquadramento giuridico è un tema ancora dibattuto. 

Secondo la sentenza n. 2615 del 4 marzo 2024 del Tribunale di Roma (sezione IV), quando un influencer promuove stabilmente i prodotti di un’azienda, il suo inquadramento giuridico può essere assimilato a quello di un agente di commercio. Questo comporta il riconoscimento di responsabilità e obblighi previdenziali.

Nel caso esaminato, una società che si avvaleva di influencer per promuovere e commercializzare online integratori alimentari è stata sottoposta a un controllo ispettivo. L’ente ispettivo ha contestato alla società l’omesso pagamento dei contributi al Fondo Previdenza e al Fondo Indennità Risoluzione Rapporto.

La società ha cercato di difendersi sostenendo che:

  • Gli influencer si limitavano a promuovere codici sconto sui social media, permettendo ai clienti finali di utilizzarli al momento dell’acquisto senza alcuna interazione diretta con l’influencer.
  • L’acquisto dei prodotti veniva incentivato liberamente dagli influencer, senza seguire direttive specifiche della società e senza vincoli di stabilità.

Infine, la società ha contestato la decisione dell’ente previdenziale, affermando che gli influencer non avevano un’assegnazione precisa di una zona o area geografica specifica e che, pertanto, non potevano essere qualificati come agenti di commercio in quanto mancavano i presupposti per tale qualificazione

Qual è il ragionamento alla base della decisione del Tribunale?

Il Tribunale di Roma (sentenza n. 2615 del 4 marzo 2024), aderendo alle tesi dell’ente previdenziale, ha confermato che nel caso specifico ricorressero gli elementi della stabilità e continuità dell’attività promozionale, desumibili dalla natura a tempo indeterminato dei contratti e dal regolare pagamento delle provvigioni. Pertanto, gli influencer coinvolti dovevano essere inquadrati come agenti di commercio.

Il Tribunale ha definito il marketing influencer come un “esperto di settore che, con i propri post, permette di offrire maggiore visibilità a prodotti o servizi da lui promossi, avvalendosi dei canali web che ritiene più opportuni ed adeguati”. La corte ha ritenuto irrilevante la tesi sostenuta dalla società e ha precisato che:

  • L’attività di promozione svolta sul web tramite codici sconto personali non è mera pubblicità, ma consente di quantificare il compenso variabile in base agli ordini generati con il codice e completati con successo per conto dell’azienda.
  • L’assenza di direttive e istruzioni è irrilevante, poiché l’autonomia e l’indipendenza sono caratteristiche tipiche anche del rapporto di agenzia, seppur con determinati limiti.
  • Le modalità con cui l’influencer induce i followers all’acquisto sono del tutto irrilevanti; non è necessario che l’influencer si rivolga a ciascuno di loro presentando le caratteristiche e il prezzo del prodotto e sollecitandone l’acquisto.
  • Sebbene i contratti degli influencer non prevedano una zona geografica specifica, la promozione digitale all’interno di una specifica community di followers è assimilabile a una zona determinata ex art. 1742 c.c.

Questa interpretazione innovativa riflette l’evoluzione delle tecniche di vendita nel contesto digitale, rilevando – ai fini della qualificazione giuridica dell’influencer – solo la stabilità e continuità dell’attività di promozione svolta nella community di follower.

Qual è la differenza tra un agente di commercio e un procacciatore d’affari?

La distinzione tra agente di commercio e procacciatore d’affari è fondamentale nel contesto commerciale e legale. Alla luce della recente sentenza del Tribunale di Roma, questa distinzione assume una particolare rilevanza anche nel marketing degli influencer.

Il contratto di agenzia è regolato dagli articoli 1742 e seguenti del Codice Civile e si definisce come il contratto in cui una parte assume stabilmente l’incarico di promuovere, per conto dell’altra, la conclusione di contratti in una zona determinata. Gli elementi caratterizzanti il contratto di agenzia sono:

  1. Stabilità dell’incarico: L’agente è impegnato in modo continuativo.
  2. Promozione di contratti: Questa è l’obbligazione principale dell’agente.
  3. Zona determinata: L’agente opera in una specifica area di competenza.

L’agente di commercio ha spesso il potere di concludere contratti in nome dell’azienda che rappresenta e deve rispettare un’area di competenza definita, con specifici obiettivi concordati. La sua retribuzione può includere una commissione sulle vendite generate.

Diversa è la figura del procacciatore d’affari, che non è tipizzata dal Codice Civile ma è frutto della giurisprudenza. Il procacciatore:

  1. Opera in modo occasionale e senza un vincolo contrattuale a lungo termine.
  2. Segnala opportunità di affari all’azienda, ricevendo una provvigione solo se l’affare viene concluso positivamente.
  3. Non ha generalmente il potere di concludere contratti in nome dell’azienda, agendo come un intermediario che mette in contatto potenziali clienti con l’azienda.

Per determinare se un influencer debba essere considerato agente di commercio o procacciatore d’affari, è necessario valutare il singolo caso specifico. Bisogna verificare come l’attività dell’influencer venga svolta in concreto.

Ricapitolando, un influencer sarà considerato agente di commercio se l’attività di promozione è svolta in modo stabile e continuativo. Questo si deduce dalla frequenza e continuità dei contenuti volti alla promozione dei prodotti/servizi dell’azienda, dall’esistenza di un contratto a tempo indeterminato e dal regolare pagamento delle provvigioni calcolate sugli ordini conclusi grazie ai codici sconto forniti agli influencer.

Diversamente, l’influencer sarà considerato procacciatore d’affari se l’attività è occasionale e priva di un vincolo contrattuale stabile.

Come devono muoversi le PMI che si avvalgono di influencer?

Le PMI che si avvalgono di influencer devono prestare particolare attenzione alla regolamentazione dei rapporti contrattuali e previdenziali alla luce della recente sentenza del Tribunale di Roma del 4 marzo 2024. Tale sentenza ha stabilito che, quando gli influencer svolgono attività di promozione dei prodotti di un’azienda in modo stabile e continuativo, possono essere inquadrati come agenti di commercio, con conseguenti obblighi previdenziali e contributivi per l’azienda.

Le aziende devono rivedere i contratti esistenti con gli influencer e, se l’attività di promozione è continua e stabile, è necessario formalizzare un contratto di agenzia. Questo contratto deve includere clausole essenziali come la durata della collaborazione, la descrizione dettagliata delle attività promozionali richieste, i termini di pagamento e il corrispettivo dovuto, sia in termini di beni/servizi sia in denaro. È fondamentale regolare l’utilizzo dei marchi aziendali, prevedere clausole di non concorrenza, e stabilire le modalità di recesso e le conseguenze in caso di recesso illegittimo o di violazione degli obblighi contrattuali.

Considerando l’autonomia dell’influencer e la rapidità con cui i contenuti social raggiungono un vasto pubblico, l’azienda deve regolamentare attentamente le modalità di pubblicazione promozionale. È opportuno stabilire che l’influencer rispetti l’immagine del brand attraverso linee guida specifiche e monitorare che inserisca tag o hashtag che rivelino la natura promozionale delle immagini (come #adv o #pubblicità), per evitare pubblicità occulta o ingannevole.

Alla luce della sentenza del Tribunale di Roma, le PMI devono adeguarsi rapidamente al nuovo orientamento, assicurandosi di formalizzare i rapporti con gli influencer in conformità con la normativa vigente. Questo non solo tutela l’azienda da possibili sanzioni, ma garantisce anche un rapporto trasparente e regolare con gli influencer, che devono essere consapevoli dei propri obblighi contrattuali e contributivi.

Per ulteriori dettagli e consulenze personalizzate, le aziende possono contattare studi legali attivi nel settore del diritto commerciale, della pubblicità e del diritto del lavoro come Canella Camaiora Studio Legale.

© Canella Camaiora Sta. Tutti i diritti riservati.
Data di pubblicazione: 26 Luglio 2024

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Debora Teruggia

Laureata presso l'Università degli Studi di Milano, praticante avvocato appassionato di Diritto del Lavoro e Diritto di Famiglia.
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