Il caso SCRABBLE V. SCARABEO
Ma quanto risulta efficiente la tutela dei diritti sopra individuati? Come promesso riportiamo un celebre caso riguardante il gioco di società Scrabble e la sua versione italiana Scarabeo.
Scarabeo è una variante italiana del più famoso gioco da tavolo Scrabble. La versione italiana fu pubblicata alla fine degli anni cinquanta da Aldo Pasetti (e successivamente dalla Editrice Giochi). Alfred Butt inventore del gioco inglese, ideato nel 1938, non gradì affatto la pubblicazione di Scarabeo. Infatti, l’autore inglese citò Pasetti davanti al Tribunale di Milano, accusandolo di violazione dei suoi diritti sul gioco Scrabble.
In sentenza, il giudice (Milano, C. App. Sent. del 17/03/1961) sancì che non può esservi violazione di diritto d’autore su un gioco che fonda le sue regole essenzialmente su un meccanismo di pubblico dominio come le parole crociate.
Inoltre, le modifiche alle regole del gioco introdotte da Pasetti furono determinanti per scongiurare la violazione dei diritti d’autore di Butt.
Si legge nella sentenza che non può esserci confusione tra i due marchi perché Scarabeo non è una variazione della parola Scrabble. In più, il preciso significato della parola Scarabeo richiama una pedina del gioco – appunto lo scarabeo – la quale non è presente in Scrabble.
Peculiare è il fatto che, a seguito della sentenza, Pasetti cedette il gioco a Editrice Giochi e, successivamente, quel gioco diventò molto popolare in Italia. Tanto che i traduttori di romanzi, film e fumetti che citano lo Scrabble ne sostituiscono il più delle volte il nome con quello del gioco concorrente (Scarabeo), non certo senza provocare una certa irritazione agli editori del primo.