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La pirateria in Europa: i dati ufficiali

Pubblicato in: Proprietà Intellettuale
di Margherita Manca
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La pirateria digitale, fenomeno che minaccia i contenuti protetti da copyright, coinvolge circa il 10% degli utenti internet europei, con la TV e gli eventi sportivi tra i settori più colpiti. Il rapporto EUIPO evidenzia l’impatto di fattori economici e culturali, mostrando significative differenze tra Paesi: Lettonia e Bulgaria registrano tassi elevati, mentre l’ampliamento dell’offerta legale ha ridotto il fenomeno in Italia e Spagna. Strumenti come il Piracy Shield offrono soluzioni innovative, ma il contrasto richiede un approccio integrato, che unisca enforcement, educazione e accesso legale competitivo.

I settori più colpiti dalla pirateria digitale

La pirateria digitale rappresenta uno dei fenomeni più complessi nell’ecosistema culturale e creativo contemporaneo. Consiste nell’accesso non autorizzato a contenuti protetti da copyright, spesso tramite piattaforme illegali di streaming, download o ripping. Questa pratica, facilitata dall’evoluzione tecnologica e dall’accesso diffuso a internet, genera conseguenze economiche e culturali significative.

Secondo il rapporto EUIPO (si v. Online Copyright Infringement in the European Union (2017-2023), circa il 10% degli utenti internet europei accede regolarmente a contenuti pirata. Sebbene il fenomeno mostri tendenze diverse nei vari settori e Paesi, la pirateria digitale continua a influenzare negativamente l’industria creativa e la percezione del valore economico e culturale dei contenuti.

Il rapporto identifica cinque principali settori interessati dalla pirateria digitale, ciascuno con caratteristiche specifiche e volumi di accesso che ne determinano la rilevanza:

  • La pirateria musicale è il settore meno colpito, con una media di 0,6 accessi mensili per utente internet. Grazie alla diffusione di piattaforme legali come Spotify e Apple Music, che offrono un’ampia libreria musicale a costi contenuti, molti utenti hanno abbandonato le pratiche illegali. Tuttavia, il ripping – la conversione di contenuti streaming in file scaricabili – rappresenta ancora il 50% degli accessi illegali, mantenendo una base di consumatori pirata stabile.
  • La pirateria cinematografica è in calo, con una diminuzione del 25% rispetto al 2022, attestandosi a 0,9 accessi mensili per utente internet. Questo trend positivo è attribuito alla crescita delle piattaforme di streaming legale come Netflix e Disney+, che offrono un accesso comodo e legittimo a un ampio catalogo di contenuti. Nonostante ciò, lo streaming illegale rimane un problema, specialmente per i film di nuova uscita.
  • L’editoria digitale include libri digitali (eBook), articoli accademici, manga e riviste, con una media di 2,7 accessi mensili per utente internet. Questo settore è stabile, grazie alla crescente disponibilità di contenuti legali, ma resta vulnerabile per contenuti di nicchia come i manga, che dominano le preferenze dei consumatori pirata. I dispositivi mobili, in particolare, giocano un ruolo chiave nel consumo di pubblicazioni illegali.
  • La pirateria di software registra una crescita del 6% rispetto al 2022, raggiungendo una media di 2,8 accessi mensili per utente internet. Questo aumento è attribuito ai costi elevati delle licenze per software professionali e alle limitate versioni gratuite disponibili. Applicazioni mobili e videogiochi sono particolarmente colpiti, soprattutto nelle fasce di popolazione con redditi più bassi.
  • Il settore televisivo (inclusi eventi sportivi) è quello più colpito dalla pirateria, con una media di 5,1 accessi mensili per utente internet, rappresentando circa il 50% degli accessi pirata totali. La pirateria IPTV (Internet Protocol Television) domina questa categoria, offrendo streaming live di eventi sportivi e serie TV a costi irrisori rispetto alle piattaforme legali. Gli eventi sportivi in diretta, in particolare, rappresentano una delle maggiori sfide, poiché la loro natura “in tempo reale” rende difficile il blocco tempestivo delle trasmissioni illegali.

Questi dati evidenziano una significativa diversità nel modo in cui la pirateria colpisce i vari settori. La crescente accessibilità delle piattaforme legali ha contribuito a ridurre la pirateria in ambiti come la musica e i film, ma non è sufficiente a contrastare fenomeni più complessi come la pirateria IPTV o il consumo di software professionale.

Chi sono i pirati digitali in Europa?

La pirateria digitale in Europa non è un fenomeno omogeneo. Chi accede illegalmente a contenuti protetti da copyright varia notevolmente in base a età, reddito, livello di istruzione e altri fattori sociodemografici. Inoltre, esistono differenze significative tra i Paesi europei, legate a fattori economici, culturali e tecnologici. Comprendere chi sono i “pirati digitali” è essenziale per individuare strategie di contrasto efficaci.

Il rapporto EUIPO identifica i seguenti gruppi principali tra coloro che accedono a contenuti illegali:

  • I giovani adulti (18-34 anni ovvero millennial e gen Z) rappresentano la maggioranza dei consumatori di contenuti pirata in Europa. Questa fascia di età è più incline alla pirateria per una combinazione di fattori ben identificabili. In primo luogo, i giovani adulti hanno una maggiore familiarità con le piattaforme e i metodi illegali, come torrent e IPTV pirata, che rende semplice accedere a contenuti non autorizzati (si v. Streaming illegale: come funziona l’IPTV e lo scudo “anti-pezzotto” Piracy Shield). Inoltre, per i disoccupati o i lavoratori part-time, il tempo libero a disposizione favorisce la ricerca e il consumo di contenuti pirata. Infine, l’abbonamento a più piattaforme legali è spesso meno abbordabile per questa fascia di età, che tende quindi a optare per alternative illegali.
  • Anche le fasce di reddito medio-basso sono fortemente rappresentate tra i consumatori pirata. In Paesi con basso reddito pro capite, come Lettonia, Bulgaria e Romania, la pirateria è spesso percepita come una necessità per accedere a contenuti culturali e di intrattenimento che altrimenti sarebbero economicamente inaccessibili. Questa situazione alimenta una percezione di inequità economica, che porta molti a giustificare moralmente la pirateria come “l’unico modo per accedere ai contenuti”.
  • Un altro gruppo rilevante è costituito dai consumatori di nicchia, che si concentrano su contenuti specifici difficili da reperire o troppo costosi sulle piattaforme legali. È il caso di manga, articoli accademici e software professionali, particolarmente ricercati da studenti e professionisti. Questi utenti ricorrono alla pirateria soprattutto per scopi accademici o lavorativi, laddove le alternative legali risultano limitate o proibitive.

Quali sono i paesi ad alto tasso di pirateria?

Il panorama della pirateria digitale in Europa è profondamente influenzato dalle condizioni economiche e culturali dei singoli Paesi. In alcune regioni, il fenomeno è alimentato da una combinazione di redditi medi bassi, scarsa accessibilità delle piattaforme legali e atteggiamenti permissivi verso il consumo illegale. In altre, invece, una solida infrastruttura legale e campagne di sensibilizzazione hanno contribuito a limitarne la diffusione.

Nei Paesi come Lettonia, Estonia e Bulgaria, i tassi di pirateria sono tra i più alti dell’Unione Europea. Qui, i redditi medi più bassi rendono gli abbonamenti alle piattaforme legali inaccessibili per una parte significativa della popolazione. La pirateria diventa quindi un’alternativa “necessaria” per accedere a contenuti culturali e di intrattenimento. Inoltre, una cultura permissiva verso il consumo di contenuti non autorizzati, percepito come un reato minore o privo di conseguenze, rafforza il fenomeno. A complicare la situazione si aggiunge la diffusione di VPN e altre tecnologie di anonimizzazione, che rendono difficile il monitoraggio e il blocco dei consumatori pirata.

All’estremo opposto, Paesi come Italia, Spagna e Paesi Bassi registrano tassi di pirateria significativamente più bassi. In questi contesti, un’offerta legale ampia e competitiva, con piattaforme come Netflix, Spotify e Disney+, ha reso più semplice e conveniente l’accesso ai contenuti legali. Inoltre, le campagne di sensibilizzazione, che evidenziano sia i rischi legali che quelli legati alla sicurezza informatica, hanno contribuito a modificare la percezione pubblica della pirateria. Tuttavia, anche in questi Paesi, il settore televisivo e sportivo continua a rappresentare una sfida significativa, con una domanda costante di servizi IPTV illegali per eventi sportivi live.

Questa diversità geografica dimostra che la pirateria digitale non è solo una questione tecnologica, ma un fenomeno profondamente legato a fattori economici e culturali. Nei Paesi più colpiti, la percezione di inequità economica e la mancanza di alternative accessibili continuano a rendere il fenomeno difficile da contrastare. Al contrario, dove le piattaforme legali hanno saputo adattarsi alle esigenze dei consumatori, la pirateria ha subito una contrazione significativa, mostrando che un’azione mirata può fare la differenza.

Pirateria e strumenti di contrasto in UE

Il rapporto EUIPO utilizza una combinazione di fonti affidabili e strumenti analitici avanzati per descrivere il fenomeno della pirateria digitale nell’Unione Europea. Tra queste spiccano MUSO, che monitora i metodi di accesso illegale, ed Eurostat, che fornisce dati economici e demografici fondamentali per correlare la pirateria a variabili come reddito e disoccupazione. L’integrazione di dati sull’offerta legale, raccolti dall’European Audiovisual Observatory, e di studi sulla percezione pubblica, come l’IP Perception Study, consente di analizzare non solo i comportamenti, ma anche gli atteggiamenti culturali verso la pirateria.

Queste fonti vengono elaborate attraverso modelli econometrici e analisi descrittive che tracciano l’evoluzione del fenomeno. Ne emergono tendenze significative: mentre alcuni settori, come la musica e il cinema, beneficiano dell’ampliamento dell’offerta legale, la pirateria TV e sportiva resta il problema più critico, alimentata dalla diffusione di piattaforme IPTV illegali.

In questo contesto, strumenti come il Piracy Shield, adottato in Italia, rappresentano un tentativo promettente per contrastare la pirateria in tempo reale, specialmente per eventi sportivi live. Questo sistema è stato accolto positivamente per la sua capacità di bloccare contenuti pirata rapidamente, ma ha sollevato anche critiche legate alla percezione di censura e alla sfida tecnica di fronteggiare pirati sempre più sofisticati (vedi anche: Internet e potere in UE: dal piano Draghi contro le Big Tech al decreto italiano anti-pirateria – Canella Camaiora). Gli esperti concordano sul fatto che il Piracy Shield non possa essere una soluzione unica, ma debba essere integrato in una strategia più ampia, che includa educazione pubblica e miglioramento dell’accesso legale.

Le prospettive delineate dal rapporto sottolineano che un approccio coordinato è indispensabile per contrastare la pirateria. Solo attraverso l’integrazione di enforcement rapido, politiche economiche mirate e una crescente consapevolezza pubblica sarà possibile proteggere il valore dell’industria culturale e creativa europea in un panorama digitale sempre più dinamico.

© Canella Camaiora Sta. Tutti i diritti riservati.
Data di pubblicazione: 23 Dicembre 2024

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Margherita Manca

Avvocato presso lo Studio Legale Canella Camaiora, iscritta all’Ordine degli Avvocati di Milano, si occupa di diritto industriale
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