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Come si tutela chi segnala illeciti, corruzione o abusi sul lavoro: la disciplina sul “Whistleblowing”

Pubblicato in: Diritto del Lavoro
di Antonella Marmo
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In un’epoca in cui la corruzione e gli abusi possono annidarsi in ogni contesto lavorativo, pubblico e privato, come possiamo proteggere coloro che hanno il coraggio di parlare? 

Con il  Decreto legislativo n. 24 del 10 marzo 2023, entrato in vigore lo scorso 15 luglio, l’Italia si è adeguata alla direttiva europea sul Whistleblowing, introducendo strumenti di tutela per i lavoratori che segnalano illeciti, corruzione o abusi.

Cos’è il Whistleblowing?

Il whistleblowing, termine inglese traducibile in italiano come “segnalazione di illeciti”, è una pratica attraverso la quale un individuo all’interno di un’organizzazione ovvero in un contesto lavorativo, pubblico o privato, mette in luce comportamenti illeciti, corruzione, abusi o negligenze che possono danneggiare l’interesse pubblico o l’integrità dell’ente stesso. 

Questo persona, nota come whistleblower o segnalante, agisce spesso in situazioni di rischio personale, potendo subire conseguenze negative per aver portato alla luce comportamenti illeciti.

Proprio per questo motivo, affinché il whistleblowing possa essere efficace, è fondamentale garantire la protezione del segnalante da eventuali ritorsioni dell’ente e assicurare l’anonimato durante il processo di segnalazione.

La normativa sul Whistleblowing

In molti Paesi, Italia inclusa, sono state adottate leggi specifiche per regolamentare la pratica del whistleblowing e per garantire la protezione di chi segnala abusi e violazioni. 

Prendiamo, ad esempio, il caso di un dipendente di un ente pubblico che scopre irregolarità nei processi di appalto. Pur con il timore di subire ritorsioni, decide di utilizzare i nuovi canali di segnalazione garantiti dalla recente legislazione. Grazie alla crittografia e all’anonimato, riesce a mettere in luce le violazioni senza subire conseguenze negative e l’indagine che ne segue porta alla scoperta di una vasta rete di corruzione, con conseguente azione legale contro gli autori degli illeciti.

Esemplificando ancora, in un ospedale, un infermiere nota delle gravi negligenze nella somministrazione dei farmaci, che potrebbero mettere a rischio la vita dei pazienti. Attraverso il sistema di segnalazione protetto e anonimo previsto dalla normativa, l’infermiere avvia una procedura che porta all’individuazione e alla correzione degli errori, senza subire ritorsioni sul posto di lavoro. 

Nel contesto italiano, il Decreto legislativo 10 marzo 2023, numero 24, attua la direttiva (UE) 2019/1937, introducendo importanti disposizioni a tutela dei soggetti che effettuano segnalazioni interne o esterne, sia nel settore pubblico sia in quello privato. L’obiettivo è garantire la riservatezza dell’identità del segnalante e delle persone coinvolte, oltre al contenuto della segnalazione stessa e della relativa documentazione. 

La normativa mira a tutelare coloro che segnalano violazioni delle leggi dell’Unione Europea o nazionali, sia nel settore pubblico che privato. Il decreto è entrato in vigore il 15 luglio 2023, stabilendo una serie di regole per garantire l’anonimato delle persone coinvolte e la riservatezza delle segnalazioni.

Come funzionano le segnalazioni?

Il Decreto n. 24 ha l’obiettivo di tutelare coloro che, all’interno di amministrazioni pubbliche o entità private, segnalano violazioni lesive dell’interesse pubblico o dell’integrità dell’ente. La segnalazione può riguardare violazioni o informazioni sulle violazioni.

In seguito al decreto, sia le entità pubbliche che quelle private hanno attivato propri canali interni di segnalazione. Questi canali, anche attraverso l’uso di crittografia, garantiscono l’anonimato dell’informatore, delle persone coinvolte e dei contenuti delle segnalazioni.

La gestione di questi canali può essere affidata a una persona o a un ufficio interno autonomo. Alternativamente, può essere gestita da un ente esterno. Le segnalazioni possono essere effettuate sia in forma scritta che orale.

Si può ricorrere all’ANAC (Autorità Nazionale Anticorruzione) se non esistono canali interni adeguati o se questi non sono attivi, o se l’informatore ritiene che la segnalazione interna non sarà adeguatamente gestita o possa portare a ritorsioni.

Quali azioni possono essere considerate ritorsive?

Il Decreto prevede protezione contro eventuali ritorsioni, definite come quegli atti o anche solo la minaccia di atti, intrapresi a causa della segnalazione, tali da causare un danno ingiusto, diretto o indiretto, all’informatore.

L’articolo 17, comma 4 del Decreto elenca azioni che possono costituire ritorsione, includendo;

  • il licenziamento, 
  • la sospensione, 
  • la retrocessione, 
  • il cambiamento di funzioni, 
  • la riduzione dello stipendio, 
  • la modifica dell’orario di lavoro, 
  • la sospensione della formazione, 
  • note di merito negative, 
  • sanzioni disciplinari, 
  • intimidazioni, 
  • molestie e 
  • altre forme di discriminazione.

Esistono situazioni in cui le disposizioni del Decreto n. 24 non si applicano, come le controversie legate a un interesse personale dell’informatore, le segnalazioni di violazioni già disciplinate dagli atti dell’Unione europea o nazionali, e le violazioni relative alla sicurezza nazionale o agli appalti che riguardano la difesa o la sicurezza nazionale, a meno che questi aspetti non rientrino nel diritto derivato dell’Unione europea.

La difesa legale nel Whistleblowing

Il whistleblowing è un pilastro nella lotta contro la corruzione e per la salvaguardia dell’interesse pubblico. Va oltre la mera applicazione di leggi e regolamenti, rappresentando un cambio di paradigma etico nella società contemporanea. Questa pratica richiede un coraggio straordinario e una determinazione ferma nell’affrontare l’ingiustizia, e la sua efficacia è spesso legata alla necessità di supporto legale qualificato.

Lo studio legale Canella Camaiora è consapevole dell’importanza di questo strumento e si pone come punto di riferimento per chiunque abbia bisogno di assistenza in questo ambito. Con competenza e dedizione, offre un sostegno concreto a coloro che intendono agire nel migliore dei modi, mettendo a disposizione la propria esperienza nell’ambito del diritto del lavoro e della contenzioso civile.

La recente legislazione in Italia rappresenta un passo importante, ma il cammino verso una cultura di trasparenza e responsabilità richiede l’impegno di tutti. In questo contesto, il decreto sul whistleblowing non è solo una risposta legale, ma un invito alla società intera a essere custode dell’integrità e della giustizia. È un passo coraggioso verso un futuro in cui l’onestà non sarà più un valore nascosto, ma la forza motrice di una comunità più giusta e responsabile.

© Canella Camaiora Sta. Tutti i diritti riservati.
Data di pubblicazione: 29 Agosto 2023
Ultimo aggiornamento: 16 Settembre 2023

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Antonella Marmo

Avvocato dello studio legale Canella Camaiora, iscritta all’Ordine di Milano, si occupa di Diritto Commerciale e del Lavoro.
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