Questo articolo rappresenta un estratto in anteprima del Capitolo II del libro Come difendere un’idea innovativa®. Il libro è ispirato dall’omonimo corso-evento ideato dall’Avv. Arlo Canella e presentato al pubblico per la prima volta nel 2015. Da allora, l’evento Come difendere un’idea innovativa® viene replicato periodicamente, continuando a riscuotere interesse e consenso di pubblico. Il libro Come difendere un’idea innovativa® sarà disponibile per l’acquisto a partire dal 22 maggio 2025: per rimanere aggiornati sull’uscita dei prossimi estratti ed essere avvisati della pubblicazione del libro, è possibile iscriversi tramite il seguente link.
Chiunque di noi ha sognato almeno una volta di avere “l’idea del secolo”, quella in grado di cambiare il mondo e, collateralmente, di trasformarci in persone ricche e famose. Il fatto che alcune idee abbiano più valore di altre, oltretutto, è un concetto intuitivo perché il mercato ce ne dà prova continuamente.
Purtroppo, però, la maggior parte dei manuali che trattano di “new business” o di startup affrontano l’argomento delle idee innovative e della loro protezione esclusiva solo superficialmente, dedicando a marchi, brevetti e altri beni immateriali solo poche pagine. Eppure, le “tecniche legali” che consentono di difendere le idee innovative, impedendo ai competitor di appropriarsene, sono decisamente fondamentali nel mondo dell’imprenditoria e della concorrenza.
L’importanza di questo argomento è evidente: solo chi detiene l’esclusiva su un’idea innovativa può essere certo di trarre il massimo vantaggio economico dalla sua attuazione sul mercato.
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Ebbene, le “proprietà industriali e intellettuali”, come brevetti, marchi, design, diritti d’autore, segreti commerciali, sono un sottoinsieme dei cosiddetti intangibles e, tra di essi, rappresentano probabilmente gli asset più rilevanti perché, rispettando certe condizioni, risultano difendibili in termini giuridici come se fossero proprietà materiali.
Se un’idea fosse “tangible”, ovviamente, sarebbe più facile da proteggere. Ad esempio, per proteggere un diamante o un lingotto d’oro è sufficiente metterlo in cassaforte o, meglio ancora, in una cassetta di sicurezza presso una banca. Nel caso dei beni immateriali, invece, la questione della protezione si complica un bel po’. Riassumendo, un bene immateriale è un bene:
Ecco perché, per tutelare un bene immateriale, oltre a essere in grado di riconoscerne la specifica natura, bisogna sapere anche come “catturarlo” e metterlo in sicurezza. Ecco perché un esperto di proprietà intellettuale è praticamente un… acchiappafantasmi e deve essere dotato di competenze specifiche, “fucili protonici” e trappole adeguate.
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L’ordinamento giuridico è una complessa “sovrastruttura umana”. Le norme giuridiche, infatti, sono state elaborate dall’uomo per governare la società e regolare i rapporti tra le persone, tenendo conto sia del benessere individuale che collettivo. Dal mio punto di vista, però, gli istituti giuridici, ossia le regole, non possono essere compresi se non se ne conosce anche lo scopo e la logica di fondo.
Diritto e leggi, infatti, pur avendo una loro scientificità interna, non sempre appaiono intuitivi e non sono affatto “naturali”.
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Perché affidarsi alla proprietà intellettuale? In estrema sintesi, marchi, brevetti, design, copyright e segreti commerciali, servono a proteggere “idee innovative”, impedendo ai concorrenti di appropriarsene senza autorizzazione. In particolare:
Questi beni saranno esplorati più dettagliatamente nelle sezioni e nei capitoli successivi per analizzare, passo dopo passo, i mille volti della proprietà intellettuale e come imparare a proteggersi.
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Credo che ad accendere le mie attitudini sia stato in particolare un libro e, poi, una serie di altre vicissitudini molto personali. Vorrei pertanto soffermarmi sul mio “perché” e su quella scintilla che credo abbia destato per prima il mio interesse per la proprietà intellettuale, anche se – lì per lì – non me ne ero neppure accorto.
Torniamo quindi al “perché” e alla voglia di comprendere e di trasmettere questa comprensione. Anche io fui colpito in testa da una “mela” che mi fece aprire gli occhi: fu Pier Giuseppe Monateri a lanciarla, e che bernoccolo! Una volta scoperta la logica economica alla base della proprietà intellettuale, vi prometto che il suo apprendimento e la sua assimilazione vi risulteranno molto più intuitivi e naturali, come è stato per me.
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Quando si parla di disseminazione in botanica, si intendono lo spargimento e la diffusione dei semi o delle spore, per creare nuova vita. Mi sembra che l’analogia calzi a pennello. In un certo senso è bene che anche la conoscenza, rappresentata dalle idee, circoli liberamente affinché tutti possano goderne, oltre che per generare nuove idee. Le cellule di informazione, ovvero le idee, se libere di circolare, si combinano tra loro generando nuove idee. La circolazione delle informazioni, finalizzata alla creazione di nuova conoscenza, è un bene primario e imprescindibile.
In sintesi, esistono due concetti che risultano tra loro contrapposti: da una parte la disseminazione delle idee, dall’altra l’incentivo all’innovazione. Insomma, non si possono avere due piccioni con una fava. In economia, un trade-off è la relazione funzionale tra due variabili tale che la crescita di una risulta incompatibile con la crescita dell’altra (e ne comporta anzi una contrazione). Di fronte a un trade-off si deve necessariamente operare una scelta, oppure individuare un meccanismo che operi una mediazione tra le opzioni ugualmente desiderabili ma contrastanti.
Nel nostro caso, più estesa sarà l’area coperta dalla proprietà intellettuale, maggiore sarà l’incentivo a innovare, a discapito però della disseminazione. Viceversa, una disseminazione immediata escluderebbe l’incentivo. Le leggi in materia di proprietà intellettuale affrontano questo trade-off e – a certe condizioni – assegnano agli innovatori diritti sulle idee di natura monopolistica, ma limitati nel tempo. Al termine del periodo di esclusiva, però, tutti potranno godere dell’innovazione. Geniale, no?!
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Tornando a un approccio più pragmatico, notiamo come i progetti di business prevedano spesso la costruzione di una piattaforma digitale o di un sito web. Questo passaggio costringe a trasformare concetti e idee astratte in una visualizzazione molto concreta.
Esistono molti tipi di siti web, dai cosiddetti “siti vetrina” ai social network, fino alle più complesse piattaforme di e-commerce o marketplace. Indipendentemente dalla loro complessità, tutte queste piattaforme presentano sempre i seguenti elementi:
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Per determinati prodotti o processi collegati alla piattaforma, molti scelgono, quando possibile, la via della brevettazione. In altri casi, le informazioni strategiche vengono mantenute segrete o rese difficilmente accessibili. La rilevanza di elementi distintivi e individualizzanti, come marchi, loghi, icone, e interfacce grafiche, è innegabile.
In ogni sito web, il marchio occupa un posto preponderante, spesso intrecciandosi con il nome di dominio prescelto. Molti clienti che si rivolgono al mio studio arrivano già avendo acquistato uno o più nomi di dominio: «Avvocato, devo registrare il marchio ‘Idea Super‘ e ho già comprato i domini ideasuper.it, ideasuper.com, ideasuper.eu».
Ho riscontrato un’innata tendenza umana ad appropriarsi dei beni disponibili, anche di quelli immateriali, fermandosi solo quando l’appropriazione “costa troppo” o “quando non si sa come fare”.
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Qualche anno fa, Valentina Panizza mi chiese se fossi pronto ad accettare la sfida di spiegare la proprietà intellettuale in un’ora e mezza, massimo due. L’esigenza era legata alla necessità della sua startup di far comprendere al pubblico l’importanza della proprietà intellettuale durante una serie di eventi dal vivo. Non mi sono di certo tirato indietro e, anzi, questo esercizio di stile mi ha consentito di realizzare un vero e proprio “format originale”: un recital di un’ora e mezza, spesso improvvisato e ricco di esempi iconici. Non sapevo neanche se la gente sarebbe venuta a vederci e se sarebbe stata interessata a quello che avevo da raccontare. Ebbene, le persone ancora oggi non si stancano di ascoltare. Come difendere un’idea innovativa® è nato nel 2015 ed è stato un corso, un tour di successo, e oggi è un libro. Spero che vi appassioni tanto quanto ha appassionato me nella sua redazione.
Questo articolo rappresenta un estratto in anteprima del Capitolo II del libro Come difendere un’idea innovativa®. Il libro è ispirato dall’omonimo corso-evento ideato dall’Avv. Arlo Canella e presentato al pubblico per la prima volta nel 2015. Da allora, l’evento Come difendere un’idea innovativa® viene replicato periodicamente, continuando a riscuotere interesse e consenso di pubblico. Il libro Come difendere un’idea innovativa® sarà disponibile per l’acquisto a partire dal 22 maggio 2025: per rimanere aggiornati sull’uscita dei prossimi estratti ed essere avvisati della pubblicazione del libro, è possibile iscriversi tramite il seguente link.
Avvocato Arlo Canella