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Nell’industria del cinema, è fondamentale comprendere il sistema delle finestre di distribuzione cinematografica per garantire che i film possano generare un ritorno economico ottimale. Questo articolo esplora il delicato equilibrio tra la creazione di contenuti e il loro sfruttamento economico sui diversi canali di distribuzione.
A livello internazionale, le finestre di programmazione cinematografica definiscono i periodi durante i quali un film è disponibile per la visione in specifici formati o piattaforme di distribuzione. Questo sistema consente ai produttori e ai distributori di massimizzare il ritorno economico sfruttando, uno per volta e strategicamente, i differenti canali distributivi disponibili.
Cinema: La prima finestra di distribuzione è quella cinematografica, dove i film sono mostrati in esclusiva nelle sale per un periodo che varia generalmente dai 90 ai 120 giorni. Questa fase è fondamentale per massimizzare gli incassi iniziali e sfruttare il valore dell’esperienza collettiva e immersiva offerta dal grande schermo.
Home Entertainment: Dopo l’esclusiva cinematografica, i film entrano nella fase di Home Entertainment, che comprende diverse sottocategorie:
Televisione in chiaro: L’ultima finestra di distribuzione è la televisione in chiaro, dove i film sono trasmessi sui canali televisivi accessibili gratuitamente. Questa fase permette ai film di raggiungere l’audience più ampia possibile, aumentando ulteriormente la loro esposizione e accessibilità.
In Italia, le finestre di distribuzione cinematografica sono regolate con particolare attenzione per sostenere e proteggere l’industria cinematografica nazionale. La normativa principale in questo ambito include:
Il Decreto Ministeriale del 12 luglio 2023 n. 251 ha ulteriormente specificato le condizioni sotto cui le opere audiovisive possono beneficiare dei sostegni statali, imponendo che:
Queste norme sono progettate per bilanciare gli interessi dei vari attori coinvolti nella distribuzione cinematografica, garantendo la sostenibilità e la vitalità dell’industria cinematografica italiana nell’interesse collettivo della cultura e dell’economia nazionale.
Le finestre di programmazione sono essenziali nel settore cinematografico per gestire il ritorno economico degli ingenti investimenti necessari alla produzione di un film. Questi periodi programmati consentono di sfruttare diversi canali distributivi in momenti successivi, massimizzando le potenzialità di remunerazione senza sovrapposizioni che potrebbero danneggiare il produttore, il distributore e il gestore della sala.
All’interno del portfolio di un produttore cinematografico, solo alcuni film, in particolare i blockbuster, riescono a coprire interamente i costi di produzione. Pertanto, la dilatazione temporale delle finestre di distribuzione è fondamentale: inizia con la proiezione nelle sale, procede attraverso l’home video, il pay per view, le piattaforme di streaming, e culmina con la televisione in chiaro. Ogni fase offre la possibilità di generare ricavi che contribuiscono gradualmente alla copertura dell’investimento iniziale.
I gestori delle sale hanno l’interesse primario di massimizzare l’affluenza. Preferirebbero ruotare i film non appena notano un calo di interesse, per sfruttare continuamente l’attrattiva delle novità. In contrasto, i distributori desiderano che i film rimangano più a lungo nelle sale per assicurare una visibilità sufficiente per supportare le finestre distributive successive, favorendo così chi opterà per la visione domestica. Anche quando il film raggiunge la tv in chiaro, la sua performance al botteghino gioca un ruolo decisivo per i ritorni pubblicitari.
Di conseguenza, è comune che i produttori/distributori si facciano pagare dai gestori delle sale royalties elevate per i primi giorni di programmazione, che possono poi diminuire significativamente se la permanenza in sala si protrae grazie al successo della pellicola. Inoltre, i gestori sono spesso obbligati ad acquistare un mix di film diversificati per valorizzare l’intero portfolio della casa di produzione.
In Italia, dove il cinema tende a essere sussidiato dallo stato, il sistema delle finestre obbliga gli operatori a strategie ottimali per il ritorno economico. Gli incentivi e sgravi fiscali specifici sono progettati per sostenere il cinema nazionale. Questi strumenti di politica economica sono vitali per mitigare i rischi finanziari legati alla produzione cinematografica, facilitando gli investimenti in un’ampia varietà di progetti. Questo è essenziale, dato che non è sempre possibile prevedere quali film incontreranno il favore del pubblico e, oltretutto, occorre anche salvaguardare le produzioni di nicchia o di alto valore culturale.
Una distribuzione non ottimale può portare a perdite significative. Ad esempio, un lancio prematuro in TV o su piattaforme digitali può ridurre drasticamente i guadagni che si sarebbero potuti ottenere grazie alla programmazione nelle sale cinematografiche.
I distributori che non rispettano le finestre di distribuzione concordate possono sia generare controversie per inadempimento contrattuale sia sanzioni legali per la violazione delle norme di cui si è fatto cenno poco sopra. I contratti di distribuzione, spesso complessi e articolati, regolano con estrema attenzione i tempi, le modalità e le condizioni di distribuzione su diverse piattaforme, garantendo che ogni canale possa ottimizzare i propri ricavi senza pregiudicare la performance complessiva.
Distribuire un film troppo presto su una piattaforma meno remunerativa può significare la perdita di milioni di euro in entrate. Se un film viene rilasciato su piattaforme di streaming prima del termine della finestra cinematografica o di quello riservato agli altri canali di monetizzazione, può irrimediabilmente compromettere la performance economica, influenzando negativamente anche le vendite successive di home video e diritti di trasmissione televisiva. Ciò vale anche in caso di distribuzione pirata o non autorizzata.
Le grandi case di produzione tendono a controllare anche la distribuzione e talvolta le sale cinematografiche per coordinare più efficacemente la release dei film e, quindi, per massimizzare i ricavi a ogni stadio.
Tuttavia, questa integrazione può anche portare a conflitti di interesse e sfide antitrust, poiché un controllo eccessivo su più fasi della distribuzione può limitare la concorrenza e la possibilità di scelta per i consumatori.
In Italia, la distribuzione nazionale vede protagonisti come 01 Distribution (Gruppo RAI), Medusa Film (Gruppo Mediaset), e Vision Distribution (Gruppo Sky), che operano accanto a major internazionali come Warner Bros, Universal, e The Walt Disney Company. Questi grandi distributori influenzano fortemente la disponibilità e la programmazione dei film attraverso la nazione, condizionando fortemente il mercato del cinema nazionale.
L’avvento delle piattaforme di streaming e i cambiamenti nei comportamenti dei consumatori stanno trasformando significativamente le finestre di distribuzione. Produttori e distributori esplorano ormai strategie di distribuzione più flessibili, come finestre più corte e lanci simultanei su più canali.
Come abbiamo visto, tradizionalmente, i film rimanevano nelle sale per 90-120 giorni prima di approdare su altre piattaforme.
Oggi, alcuni film debuttano su piattaforme di streaming in tempi notevolmente ridotti. Ad esempio, il film “Bird Box” è stato rilasciato da Netflix solo 28 giorni dopo l’uscita nelle sale selezionate, marcando una significativa deviazione dalla norma (la pellicola è stata presentata al AFI Fest il 12 novembre 2018 e distribuita in alcune sale cinematografiche statunitensi e britanniche dal 13 dicembre, poi in tutto il mondo su Netflix a partire dal 21 dicembre).
La pandemia di COVID-19, inoltre, ha accelerato la tendenza dei lanci simultanei, come dimostra il caso di “Trolls World Tour” della Universal Pictures, che è stato rilasciato contemporaneamente nelle sale e sulle piattaforme digitali (la casa di distribuzione ne ha disposto l’uscita direttamente sulle principali piattaforme Premium Video On Demand PVOD il 10 aprile 2020. Questo modello potrebbe continuare per film dedicati all’infanzia, adattandosi alle specificità di questo tipo di mini-consumatori).
Secondo la relazione annuale sullo stato della concorrenza nel settore della distribuzione cinematografica del 2023, si è riscontrato che le presenze in sala sono aumentate del 4,7% e gli incassi dell‘8,2% rispetto al 2019, dopo il calo registrato durante la pandemia.
Questo suggerisce una lenta ma progressiva ripresa delle abitudini pre-pandemiche di frequenza al cinema. Tuttavia, la prevalenza dello streaming continua a crescere, con piattaforme come Netflix e Amazon Prime che attirano una quota significativa del pubblico, diversificando così i modelli di consumo cinematografico.
Questi sviluppi rappresentano una trasformazione significativa nell’ecosistema della distribuzione cinematografica, introducendo nuove opportunità ma anche sfide in termini di regolamentazione e conservazione dei modelli di business tradizionali. La capacità dell’industria di adattarsi a queste dinamiche sarà determinante per il futuro del cinema, soprattutto nelle sue declinazioni meno commerciali.
Avvocato Arlo Canella