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L’efficacia distintiva dei marchi costituiti da numeri: il caso “Seven”

Pubblicato in: Proprietà Intellettuale
di Luigi Frigerio
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Ricordate gli zainetti “Seven”? Recentemente, svolgendo un’indagine sulla novità di un marchio per conto di un Cliente, mi sono imbattuto nel marchio “Seven” e ho deciso di scrivere un approfondimento proprio sul tema dei marchi costituiti da numeri (l’indagine sulla novità di un marchio è uno dei nostri servizi dell’area: Registrazione marchi).

Del resto, il marchio “Seven” è uno dei marchi della mia infanzia e il suo potere attrattivo è un argomento affascinante.

Ma usare un numero come marchio è una scelta legittima? Il caso Seven insegna molte cose.

Il caso “Seven” contro “Room Seven”

Un paio di anni fa, il Tribunale di Milano (con la sentenza n. 10417/2018) si è occupato del caso “Seven” contro “Room Seven”.

L’impresa italiana, nota soprattutto per la produzione di zainetti, aveva citato in giudizio la Room Seven B.V., una società olandese attiva nel settore dell’arredamento e degli accessori dedicati all’infanzia. Poiché anche la Room Seven produceva zaini, borse e articoli di questo tipo, ritenendo che il pubblico avrebbe potuto confondersi, Seven Spa aveva deciso di agire giudizialmente.

Da un lato “Seven” e dall’altro “Room Seven”, il caso in questione ci consente di analizzare alcune questioni relative alla forza distintiva dei marchi e, più in generale, in relazione alla loro effettiva possibilità di tutela.

Usare un numero come marchio è una scelta legittima?

Se vi state ponendo questa domanda, non siete gli unici. Nella sentenza citata sopra, il Tribunale di Milano ricordava che «tradizionalmente, erano considerati privi di carattere distintivo e, dunque, non appropriabili i marchi formati da lettere dell’alfabeto, cifre o numeri giacché appartenenti al patrimonio comune e, dunque, inidonei a essere oggetto di tutela esclusiva» (Trib. Milano, 13.7.2007).

In questo senso, non avrebbe potuto essere depositato come marchio un segno costituito da lettere, cifre, eccetera. Tuttavia questo orientamento è stato superato prima da un punto di vista giurisprudenziale e poi normativo. Oggi, infatti, l’art. 4 del Regolamento sul Marchio Comunitario precisa chiaramente che «possono costituire marchi UE tutti i segni, come le parole, compresi i nomi di persone o i disegni, le lettere, le cifre…».

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La Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha precisato inoltre che «L’esame del carattere distintivo dei marchi costituiti da lettere dell’alfabeto deve essere condotto in concreto, verificando se il segno adottato come marchio, indipendentemente dalla presenza di particolari aspetti grafici, sia in grado di distinguere i prodotti o servizi contrassegnati da quelli di altre imprese» (il caso riguardava un marchio costituito dalla sola lettera “A” – Corte di Giustizia UE – Sez. I Sent., 09/09/2010, n. 265/09).

Insomma, non è possibile negare a priori la possibilità di registrare come marchio un segno costituito da un numero o da una lettera.

Cosa rende più forte un marchio costituito solo da una numero?

Tornando alla causa in esame, il marchio “Seven” poteva vantare alcuni “argomenti forti”. Innanzitutto, il carattere distintivo è accentuato «ove il logo formato dal numero sia dotato di peculiare stilizzazione grafica o di colori» (C. Appello Milano, 24 maggio 2002).

Il marchio “Seven” è dotato di una caratterizzazione grafica davvero particolare. Il Tribunale di Milano infatti constatava «quanto al logo figurativo, che il marchio – Seven – fosse dotato di una davvero peculiare declinazione grafica in originali caratteri, minuscoli inclinati. La lettera “S” divide inoltre il lemma dalla corrispondente cifra, alla quale in parte si soprappone, rimandando al consumatore a livello visivo un’immagine unitaria dell’intero logo, in cui le due componenti si confondono».

Anche la notorietà rafforza il marchio. Nel corso del procedimento era emerso che:

  • nel periodo 2001-2010 il marchio Seven deteneva il 50% del mercato di zaini scolastici e astucci;
  • ancora nell’anno 2013, in media il 59% delle mamme intervistate aveva autonomamente citato Seven quale brand conosciuto nel settore degli zainetti;
  • l’azienda Seven vanta una presenza sul mercato sin dal 1978.

Insomma, “Seven” è un marchio tutelabile sia perché ha una veste grafica ben definita, sia perché – in virtù della notorietà – si può dire aver decisamente rafforzato la sua capacità distintiva.

I marchi “Seven” e “Room Seven” sono confondibili oppure no?

Il Tribunale di Milano ha osservato che il marchio Room Seven è «…più lungo, giacché ingloba il segno “Seven” ma ne antepone, in una posizione preminente, il sostantivo “room”. Le due parole – riprodotte nella stessa grandezza in carattere stampatello maiuscolo e con linea sottile – rimandano al pubblico un effetto visivo unitario e complesso, ove le due singole componenti perdono la loro individualità per formare un tutt’uno».

Volete sapere chi ha vinto? Voi avreste scambiato un marchio per l’altro? La somiglianza tra i due segni esiste davvero?

In questo caso il Tribunale ha concluso dicendo che «non si può ritenere che lo statuto di monopolizzabilità – anche – di cifre e numeri impedisca ad altri operatori di inglobare la stessa cifra o lo stesso numero nel proprio logo quando nel segno posteriore tale segno perda carattere distintivo autonomo».

Insomma, quando da una parte c’è un marchio costituito da un solo numero e dall’altra un marchio che include anche un numero, occorre valutare con più attenzione la confondibilità. Potrebbe accadere infatti che il il nucleo distintivo e ideologico del secondo marchio non sia focalizzato sul numero… ma sia centrato altrove. In questi casi il rischio di confusione va escluso e con esso la contraffazione.

Noi dello studio Canella Camaiora offriamo servizi di valutazione e di registrazione marchi. Per richiedere assistenza o per una consulenza relativa a ipotesi di contraffazione o concorrenza sleale, non esitare a contattarci.

Riproduzione riservata ©
Data di pubblicazione: 5 Maggio 2020
Ultimo aggiornamento: 7 Settembre 2023

Luigi Frigerio

Praticante avvocato appassionato di Diritto d’Autore, laureato presso l'Università degli Studi di Milano.
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