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La concorrenza sleale e lo storno dei dipendenti

Pubblicato in: Difesa Legale
di Vito Pugliese
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Per difendersi dalla concorrenza sleale occorre riconoscere le sue tante facce: una di queste è lo storno dei dipendenti

Quando un’impresa ha successo, può non essere facile identificarne la ragione specifica. Uno dei fattori determinanti può essere indiscutibilmente costituito dalla qualità delle sue risorse umane.

Infatti, se un sistema imprenditoriale funziona bene, sarà senz’altro capace di valorizzare il lavoro dei dipendenti e di attrarre i migliori talenti.

Alcuni imprenditori però, invece che investire nel recruitment e in lunghe e costose campagne di formazione (dagli esiti incerti) preferiscono “rubare” le competenze che appartengono ai concorrenti: è in questi casi che può verificarsi lo storno dei dipendenti.

Definizione e implicazioni dello storno dei dipendenti

Particolarmente frequente oggi, lo storno dei dipendenti è uno dei molteplici volti della concorrenza sleale.

Rientra infatti tra quelle fattispecie ricondotte dai giudici all’art. 2598 del Codice Civile.

Questa fattispecie consiste nell’iniziativa con cui un imprenditore (detto “stornante”) si assicura la prestazione lavorativa di uno o più dipendenti di un’impresa concorrente (c.d. “stornata”).

Perché possa ravvisarsi la concorrenza sleale da storno, potrà aversi riguardo sia all’elemento quantitativo (numero dei dipendenti illecitamente sottratti al competitor), sia all’elemento qualitativo (sia pensi al caso in cui l’unico dipendente “stornato” sia uno dei core worker dell’impresa).

Come è facile intuire, tale pratica risulterà tanto più nociva quanto più specifici siano stati gli investimenti formativi dedicati dall’impresa stornata ai dipendenti illecitamente sottratti.

La giurisprudenza sullo storno dei dipendenti: il così detto “animus nocendi”

La giurisprudenza stratificatasi nel tempo sull’argomento non è sempre di agevole lettura, caratterizzandosi anche per l’infelice presenza di giudicati (almeno in apparenza) contrastanti.

Ad oggi, però, è possibile identificare almeno alcuni elementi ricorrenti nelle sentenze in materia: uno di questi è sicuramente l’animus nocendi.

Esso prevede che la sottrazione del personale avvenga col preciso intento di danneggiare l’organizzazione e la struttura produttiva del concorrente.

Il principio positivo che viene meno sarà ovviamente quello della correttezza professionale e, di qui, la censura da parte dell’ordimento ai sensi dell’art. 2598 del Codice Civile.

Si tratta di un parametro generale per mettersi al riparo da comportamenti scorretti imprevedibili, che lascia ampio spazio alla valutazione dei Giudici.

Perché è esecrabile lo storno dei dipendenti? 

Questa pratica consiste nell’indebita appropriazione di un investimento formativo altrui e per molte realtà può risultare fatale.

L’ordinamento sceglie di tutelare l’organizzazione delle risorse umane, consapevole che essa è determinante per il successo del progetto imprenditoriale.

È quindi necessario che il datore di lavoro, nutrendo per forza di cose un marcato interesse a tutelarsi da eventuali rischi di storno, si metta nella posizione di sfruttare al massimo le norme che la Legge predispone a sua tutela.

Il primo passo per farlo consiste, come sempre, nell’affidarsi a un legale esperto in materia. Se avete bisogno di ulteriori informazioni, non esitate a contattare gli esperti di Canella Camaiora.

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Data di pubblicazione: 31 Maggio 2019
Ultimo aggiornamento: 7 Settembre 2023
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