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Il risarcimento del danno per demansionamento e la sua tassazione (Cass. Civ. ord. 8615/2023)

Pubblicato in: Diritto del Lavoro
di Arlo Canella
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In un recente caso di demansionamento, la Corte di Cassazione ha colto l’occasione per fare luce sulla tassabilità delle somme percepite a titolo di risarcimento, distinguendo tra i diversi tipi di danno risarcibile e il loro corretto regime di tassazione. In questo articolo:

Il caso: risarcimento del danno per demansionamento.

Il caso in esame riguarda una lavoratrice che, nell’ambito di una controversia per presunto demansionamento, aveva raggiunto una conciliazione stragiudiziale con il datore di lavoro e, all’interno di tale accordo, le era stato riconosciuto “danno morale, professionale e biologico“, senza ulteriori precisazioni.

La lavoratrice aveva richiesto il rimborso delle trattenute IRPEF sul risarcimento ricevuto dal datore di lavoro e ne era conseguito, quindi, un contenzioso con l’Agenzia delle Entrate in relazione alla tassabilità o meno delle somme percepite a titolo di risarcimento e la vicenda è giunta dinanzi alla Suprema Corte.

L’ordinanza n. 8615/2023 della Corte di Cassazione finisce per trattare un tema rilevante: la tassabilità o meno delle somme percepite a titolo di risarcimento nei casi di demansionamento. La decisione fornisce un chiarimento importante riguardo alla tassazione di queste somme: “Sono altresì considerate reddito di lavoro dipendente le somme corrisposte al lavoratore a titolo di risarcimento del danno per l’illecita privazione del posto di lavoro“. Tuttavia, la sentenza della Suprema Corte, coglie l’occasione anche per fornire alcuni chiarimenti ulteriori sull’interpretazione dell’art. 6, comma 2, del TUIR. Vediamo quali.

Tipologie di danno e conseguenze in termini di tassazione

La Corte di Cassazione ha stabilito chiaramente che, nel caso del demansionamento, è necessario distinguere tra i danni derivanti dalla perdita di reddito (tassabili) e quelli derivanti dall’impoverimento della capacità professionale, con connessa perdita di chances, biologico, medicalmente accertabile, esistenziale, morale e all’immagine professionale e alla dignità personale (non tassabili). Vediamoli uno ad uno:

Danno derivante dalla perdita di reddito: Questo tipo di danno si riferisce alla diminuzione del reddito subita dal lavoratore a causa del demansionamento. La Corte di Cassazione ha stabilito che queste somme sono tassabili in quanto considerate reddito di lavoro dipendente ai sensi dell’art. 6, comma 2, del TUIR.

Danno derivante dall’impoverimento della capacità professionale e connessa perdita di chances: Si tratta del danno subito dal lavoratore in termini di riduzione delle proprie competenze e opportunità professionali a seguito del demansionamento. La Corte ha stabilito che queste somme non sono tassabili.

Danno biologico, medicalmente accertabile: Rappresenta il pregiudizio alla salute fisica del lavoratore derivante dal demansionamento, e deve essere comprovato da adeguata documentazione medica. Anche questo tipo di danno è considerato non tassabile.

Danno esistenziale: Si riferisce al pregiudizio di natura non meramente emotiva ed interiore che altera le abitudini e gli assetti relazionali del lavoratore a causa del demansionamento. La Corte di Cassazione ha stabilito che questo danno non è tassabile.

Danno morale: Riguarda la sofferenza interiore e le conseguenze psicologiche subite dal lavoratore a seguito del demansionamento. Anche in questo caso, la Corte ha stabilito che il danno morale non è tassabile.

Danno all’immagine professionale e alla dignità personale: Questo tipo di danno si riferisce al pregiudizio subito dal lavoratore in termini di reputazione professionale e rispetto della propria dignità personale a causa del demansionamento. La Corte di Cassazione ha precisato che queste somme non sono tassabili.

Tuttavia, spetta al contribuente dimostrare la sussistenza dei presupposti per il configurarsi delle tipologie di danni esenti. Nella fattispecie, la Corte ha ritenuto che la sentenza d’appello avesse affidato la sussistenza dei presupposti per l’esenzione dalla tassazione alla mera dichiarazione delle parti (contenuta nella conciliazione), senza aver esaminato eventuali prove il cui onere incombeva comunque sulla contribuente.La Corte ha quindi espresso il seguente principio di diritto (estratto dall’ordinanza): “In applicazione della regola tratta dall’art. 6, comma 2, TUIR, […] in tema di demansionamento, occorre distinguere tra danni derivanti da perdita di reddito, sicuramente tassabile, e danni derivanti dall’impoverimento della capacità professionale, con connessa perdita di chances, biologico, medicalmente accertabile, esistenziale, cioè il pregiudizio di natura non meramente emotiva ed interiore, che ne alteri le abitudini e gli assetti relazionali, morale, da sofferenza interiore, ed infine all’immagine professionale ed alla dignità personale, non tassabili.

Impatto dell’ordinanza, riflessioni e consigli pratici

La sentenza della Corte di Cassazione sottolinea l’importanza di soffermarsi a distinguere, anche in caso di conciliazione, tra le diverse tipologie di danno risarcibile. 

Questa sentenza fornisce un’indicazione ai lavoratori, ai datori di lavoro e agli avvocati attivi nel settore, della necessità di specificare con precisione la natura dei danni risarciti nelle transazioni stragiudiziali e di fornire adeguata documentazione a sostegno delle pretese risarcitorie per danni non tassabili.

In virtù di questa sentenza, gli avvocati esperti dovrebbero prestare particolare attenzione alla redazione degli accordi di transazione, cercando di dettagliare le singole voci di risarcimento e di individuare con precisione quelle relative a danni non patrimoniali, che sono esenti dalla tassazione. 

Inoltre, è opportuno raccogliere e conservare tutte le prove necessarie per dimostrare la sussistenza dei danni non tassabili (ad esempio, la documentazione medica e altro tipo di certificazione rilevante), al fine di evitare possibili controversie con l’Agenzia delle Entrate.

Infine, è importante tenere a mente che l’onere della prova in questi casi spetta sempre al contribuente, e che quindi è fondamentale essere diligenti tanto nella gestione delle controversie relative al risarcimento del danno quanto nella qualificazione dello stesso in fase di transazione. Seguire i principi stabiliti dalla Corte di Cassazione in questa ordinanza può aiutare a muoversi con maggiore sicurezza, preservando gli interessi del cliente anche da un eccessivo e ingiustificato prelievo fiscale.

Riproduzione riservata ©
Data di pubblicazione: 19 Aprile 2023
Ultimo aggiornamento: 7 Settembre 2023
Avv. Arlo Cannela

Avvocato Arlo Canella

Managing Partner dello studio legale Canella Camaiora, iscritto all’Ordine degli Avvocati di Milano, appassionato di Branding, Comunicazione e Design.
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