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È lecito utilizzare l’immagine di celebri opere d’arte italiane a fini commerciali?

Pubblicato in: Diritto dell'Arte
di Marina Notarnicola
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L’articolo illustra le specificità dell’impiego commerciale di opere d’arte appartenenti allo stato italiano per via dell’applicazione del Codice dei beni culturali.

In particolare, vedremo:

La tentazione di usare i beni culturali per fini commerciali

Beni culturali come il David di Michelangelo, la Venere di Botticelli, il Bacco adolescente di Caravaggio, etc. risultano estremamente attrattive per chi gestisce un’attività commerciale. L’immagine di questi beni, infatti, viene spesso associata a campagne promozionali, nuovi prodotti o servizi. 

Perfino Pornhub nel 2021, per via dell’abbinamento tra la Venere e una sua iniziativa denominata Classic Nudes, aveva costretto gli Uffizi ad intervenire con una diffida legale.

Per utilizzare un’opera d’arte custodita dallo Stato italiano, per legge, occorre pagare un canone e ottenere una specifica autorizzazione. Un bene culturale, infatti, è rilevante anche in termini simbolici, quale memoria collettiva della comunità nazionale, pertanto, non può essere sufficiente pagare una tassa per utilizzare un bene culturale.  Recentemente, il Tribunale di Firenze, ha avuto modo di chiarire il significato di tali condizioni autorizzative.

Il “diritto d’immagine” del bene culturale

L’autorizzazione allo sfruttamento dell’opera da parte dell’ente pubblico avviene attraverso una valutazione di compatibilità tra l’interesse collettivo e quello di chi richiede lo sfruttamento (che non sempre risultano conciliabili). 

Il Tribunale di Firenze, con un’ordinanza dell’11 aprile 2022, ha chiarito che “non è sufficiente per la legittima riproduzione del bene culturale il pagamento […] di un corrispettivo, poiché elemento imprescindibile dell’utilizzo dell’immagine è il consenso reso dall’amministrazione, all’esito della valutazione discrezionale circa la compatibilità dell’uso richiesto (e la sua eventuale conformazione) con la destinazione culturale ed il carattere storico artistico del bene.

La natura stessa del bene culturale intrinsecamente dunque esige la protezione della sua immagine mediante la valutazione di compatibilità riservata all’amministrazione, intesa come diritto alla sua riproduzione nonché come tutela della considerazione del bene da parte dei consociati oltre che della sua identità intesa come memoria della comunità nazionale del territorio quale nozione identitaria collettiva: tale contenuto configura un diritto all’immagine del bene culturale in senso pieno. 

L’oggetto della tutela del patrimonio culturale è infatti ivi individuato anche nella sua funzione identitaria collettiva (memoria della comunità nazionale): il patrimonio culturale esprime e conserva il patrimonio intellettuale, politico, sociale, religioso, ideologico della collettività, la cui protezione viene ad individualizzarsi e concretizzarsi in relazione ai singoli beni culturali.

Insomma, quando si sfruttano i beni culturali a fini commerciali o imprenditoriali, è importante conoscere bene la normativa che li riguarda. Oltre al pagamento di un corrispettivo per poter sfruttare un bene culturale, occorre ottenere anche l’autorizzazione espressa dell’Amministrazione.

Vediamo quali sono in dettaglio i parametri utilizzati per la concessione.

I canoni per la riproduzione dell’opera

La riproduzione dei beni culturali può avvenire però solo nel rispetto delle condizioni tassative previste dagli artt. 107-108 del Codice dei beni culturali.  Come abbiamo visto, l’autorizzazione dipende dall’esito di una valutazione discrezionale dell’Ente riguardo la compatibilità dello sfruttamento richiesto con il carattere storico-artistico del bene e con la sua destinazione culturale. 

Inoltre, l’autorità responsabile della concessione del bene culturale stabilirà i canoni per la riproduzione del bene, tenendo conto di fattori quali:

– la natura delle attività a cui si riferisce la concessione,

– le modalità di riproduzione,

– il tipo e il tempo di utilizzo e

– l’uso previsto del materiale riprodotto.

Utilizzare l’immagine di opere celebri, senza preoccuparsi delle possibili conseguenze e della disciplina applicabile, spesso determina il rischio di dover interrompere la commercializzazione di beni, servizi o campagne pubblicitarie. Inoltre, lo sfruttamento non autorizzato di beni culturali determina il pagamento di sanzioni e il possibile risarcimento del danno.

Per queste ragioni occorre far valutare, preferibilmente prima del lancio, ogni iniziativa che determini lo sfruttamento di tali opere d’arte. È sempre possibile, infatti, negoziare con l’ente per ottenere un preventivo degli oneri richiesti e la relativa autorizzazione anche con l’ausilio di un legale.

Riproduzione riservata ©
Data di pubblicazione: 9 Dicembre 2022
Ultimo aggiornamento: 7 Settembre 2023

Marina Notarnicola

Laureata a pieni voti presso l'Università degli Studi di Pavia, Avvocato appassionata di Diritto Civile e Commerciale.
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