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Debiti di gioco in Italia: cosa dice la legge e come uscirne

Pubblicato in: Difesa Legale
di Edoardo Gasparetto
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Il gioco d’azzardo rappresenta un fenomeno di crescente rilevanza sociale ed economica, con ripercussioni significative sia sul tessuto sociale che sulle famiglie. Sempre più spesso, questa problematica richiede l’intervento di professionisti esperti, sia per affrontare le questioni legali che per gestire le conseguenze economiche. In Italia, i dati mostrano un aumento costante del numero di giocatori, che coinvolge sia i giovani che le fasce d’età più avanzate. Questo contesto ha sollevato interrogativi sul trattamento giuridico delle obbligazioni derivanti dal gioco d’azzardo, in particolare riguardo alla possibilità di cancellare i debiti contratti. L’articolo analizza i profili civilistici del gioco d’azzardo e approfondisce le soluzioni legali disponibili per gestire il sovraindebitamento causato dalla ludopatia, offrendo un punto di riferimento per chi si trova in difficoltà.

Posso essere costretto a pagare un debito di gioco in Italia?

Se perdi una scommessa o accumuli un debito giocando d’azzardo, qualcuno può costringerti a pagare per vie legali? La risposta è no: in Italia, i debiti di gioco rientrano tra le obbligazioni naturali, il che significa che non possono essere richiesti in tribunale.

L’art. 2034 del Codice Civile stabilisce che i debiti derivanti dal gioco e dalle scommesse non sono legalmente esigibili. Per la precisione, l’articolo recita:

Non è ammessa la ripetizione di quanto è stato spontaneamente prestato in esecuzione di doveri morali o sociali, salvo che la prestazione sia stata eseguita da un incapace.
I doveri indicati dal comma precedente, e ogni altro per cui la legge non accorda azione ma esclude la ripetizione di ciò che è stato spontaneamente pagato, non producono altri effetti.”

In altre parole, se perdi una scommessa, il vincitore non può farti causa per ottenere il pagamento. Tuttavia, se decidi di saldare spontaneamente il tuo debito, quel pagamento è valido e non può essere richiesto indietro. Questo vale sia per il gioco d’azzardo legale che per quello illegale: non importa se hai scommesso in un casinò, in una ricevitoria o in una bisca clandestina, la legge non tutela chi vince e non punisce chi non paga.

Perché i debiti di gioco non sono esigibili?

Gli studiosi del diritto si sono a lungo interrogati sulla natura delle obbligazioni naturali e hanno sviluppato due teorie principali:

  • Teoria del vincolo giuridico → alcuni giuristi ritengono che le obbligazioni naturali siano comunque un impegno giuridico, sebbene imperfetto, in quanto fondato su una norma sociale.
  • Teoria della non giuridicità → la maggior parte della dottrina sostiene che si tratti semplicemente di un dovere morale, senza alcun valore giuridico, il cui adempimento è lasciato alla libera volontà del debitore.

Lo Stato, quindi, non tutela chi vince giocando, ma riconosce la validità del pagamento se chi perde decide di pagare spontaneamente.

Esistono eccezioni?

Il principio dell’inesigibilità del debito si applica a prescindere dal contesto in cui si è giocato. Anche se la scommessa è avvenuta in modo legale e regolamentato, il vincitore non può pretendere il pagamento per vie legali.

L’unica eccezione riguarda i prestiti contratti per giocare. Se il giocatore ha chiesto un finanziamento documentato con un contratto formale, allora il debito può essere fatto valere in tribunale. Tuttavia, questa è una situazione molto diversa e piuttosto rara, in quanto la maggior parte degli istituti di credito non concede finanziamenti destinati esplicitamente al gioco d’azzardo.

Ma allora perché così tanti giocatori si trovano sommersi dai debiti? Se i debiti di gioco non sono esigibili, come è possibile che molti ludopatici finiscano in situazioni di forte esposizione finanziaria? La risposta è nel sistema di prestiti, finanziamenti e denaro preso in prestito da amici, familiari o persino usurai, che alimenta una spirale pericolosa. E quando il debito diventa insostenibile, quali sono le soluzioni possibili?

Come funziona la regolamentazione del gioco d’azzardo?

Se i debiti di gioco non sono esigibili, perché lo Stato consente il gioco d’azzardo? La risposta sta nella scelta di regolamentare il settore, piuttosto che vietarlo, per controllare i rischi, tassare i profitti e proteggere i giocatori. L’obiettivo è chiaro: prevenire fenomeni di dipendenza, illegalità e criminalità, garantendo al tempo stesso entrate fiscali significative.

Il Decreto Legislativo n. 41/2024 rappresenta una pietra miliare in questa direzione. La riforma si concentra sulla regolamentazione del gioco pubblico, con particolare attenzione ai giochi a distanza e alle scommesse online, introducendo regole stringenti per garantire trasparenza, sicurezza e tutela dei consumatori.

Casinò fisici e regolamentazione: un’eccezione storica

I casinò fisici non rientrano nella riforma, continuando a essere regolamentati da normative specifiche. In Italia esistono solo quattro casinò autorizzati, legati a motivi storici e geografici:

  • Casinò di Venezia, fondato nel 1638, è il più antico del mondo.
  • Casinò di Sanremo, operativo dal 1905, noto per il legame con il Festival della Canzone Italiana.
  • Casinò di Saint-Vincent, aperto nel 1947 per incentivare il turismo in Valle d’Aosta.
  • Casinò di Campione d’Italia, riaperto nel 2022 dopo il fallimento del 2018.

Questi luoghi, per il loro carattere storico e il limitato numero di licenze, non sono al centro della riorganizzazione normativa.

Centri scommesse e gioco online: il fulcro della regolamentazione

Diverso è il discorso per i centri scommesse e i giochi online, che rappresentano il vero cuore del mercato del gioco in Italia. Questi operatori, tra cui SNAI, Eurobet, Goldbet, Sisal, Planetwin365 e Stanleybet, operano sotto concessione statale, e sono soggetti a una rigida supervisione da parte dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli (ADM).

I giochi online, inclusi poker digitale, scommesse sportive e lotterie, sono ammessi solo su piattaforme autorizzate dall’ADM, che verifica il rispetto delle norme in materia di sicurezza dei dati, trasparenza e prevenzione dei rischi.

Misure di tutela per i giocatori

Il D.Lgs. n. 41/2024 introduce strumenti innovativi per proteggere i giocatori dai rischi del gioco patologico, tra cui:

  • Strumenti di autolimitazione: ogni giocatore può impostare limiti di spesa e durata delle sessioni.
  • Messaggi di avviso: notifiche automatiche segnalano il tempo trascorso e le somme spese.
  • Monitoraggio del rischio: i concessionari sono obbligati a segnalare comportamenti a rischio e intervenire per prevenirli.

Inoltre, gli operatori devono rispettare rigide regole finanziarie, tra cui:

  • Tracciabilità dei flussi di denaro, per prevenire riciclaggio e altre attività illecite.
  • Report periodici all’ADM, per garantire la supervisione sul mercato.
  • Limitazioni sui pagamenti in contanti, soprattutto nei punti vendita ricariche, per impedire transazioni anonime.

La lotta al gioco illegale

Uno degli obiettivi principali della riforma è il contrasto al gioco d’azzardo non autorizzato, inclusi i siti illegali e le bische clandestine. L’ADM, insieme alla Guardia di Finanza e alla Banca d’Italia, ha intensificato i controlli prevedendo:

  • Il blocco immediato dei siti di gioco non autorizzati.
  • Il monitoraggio delle transazioni finanziarie verso piattaforme illecite.
  • Sanzioni elevate per chi promuove o partecipa a giochi non regolamentati.

Basta regolamentare per prevenire il gioco patologico?

Nonostante gli sforzi normativi, il gioco d’azzardo regolamentato non è esente da rischi. Anche con limiti e controlli, chi soffre di ludopatia spesso cerca prestiti da amici, familiari o finanziarie, entrando in una spirale debitoria che può essere devastante.

Ed è qui che emerge il paradosso: se i debiti di gioco non sono esigibili, perché così tanti giocatori finiscono rovinati? La risposta sta nella ricerca compulsiva di denaro per continuare a scommettere. Quando il debito diventa insostenibile, le leggi sulla regolamentazione del gioco non possono risolvere il problema personale del giocatore.

Ma ci sono strumenti legali che possono offrire una via d’uscita per chi si trova schiacciato dal peso dei debiti. Nel prossimo capitolo vedremo come funzionano le transazioni a saldo e stralcio e altre soluzioni per affrontare il sovraindebitamento causato dal gioco.

Accordi transattivi a saldo e stralcio: una via d’uscita dai debiti di gioco?

Abbiamo visto come i debiti di gioco non siano esigibili, ma questo non impedisce ai giocatori compulsivi di accumulare prestiti per continuare a scommettere. Spesso i ludopatici si trovano costretti a rivolgersi a banche, finanziarie o, peggio, a conoscenti, amici e familiari, senza avere una reale possibilità di restituire quanto ricevuto. La spirale del debito diventa rapidamente pericolosa: il bisogno di giocare porta a contrarre nuovi prestiti, alimentando un circolo vizioso che rischia di travolgere non solo il giocatore, ma anche il suo contesto familiare.

Come funziona il saldo e stralcio?

Quando il debito diventa insostenibile, una delle poche soluzioni per evitare il tracollo è l’accordo transattivo a saldo e stralcio, che consente di negoziare con i creditori per chiudere il debito pagando solo una parte dell’importo dovuto.

  • Con istituti di credito o finanziarie, il saldo e stralcio segue procedure formali e spesso richiede l’intervento di un consulente esperto per mediare tra le parti.
  • Nel caso di debiti contratti con parenti o amici, la situazione è più complessa: il legame personale rende difficile la trattativa, esponendo tutti al rischio di conflitti emotivi e tensioni familiari.

Come arrivare a un accordo efficace?

Il primo passo per affrontare il debito è un’analisi dettagliata della situazione finanziaria, per capire quanto il debitore può realisticamente pagare. La maggior parte dei creditori, soprattutto banche e finanziarie, preferisce un pagamento immediato, anche se parziale, piuttosto che un piano di rientro incerto e dilazionato nel tempo.

Per negoziare un accordo convincente, è essenziale:

  • Presentare una proposta credibile e ben documentata, che dimostri chiaramente che il saldo e stralcio rappresenta l’unica alternativa concreta per evitare la perdita totale del credito.
  • Formalizzare tutto per iscritto, specificando che il pagamento della somma concordata comporta la cancellazione definitiva del debito, senza possibilità di ulteriori richieste.

Il ruolo di amici e familiari

Quando il debito è contratto con persone vicine, la situazione diventa particolarmente delicata. Chi ha prestato denaro lo ha spesso fatto per aiutare il giocatore, con la speranza che smettesse di scommettere. Tuttavia, di fronte alla richiesta di stralciare il debito, potrebbe sentirsi tradito o deluso, rendendo difficile una trattativa razionale.

In questi casi, è fondamentale coinvolgere professionisti esperti, come avvocati o mediatori, che possano gestire la situazione in modo distaccato, evitando ulteriori conflitti emotivi.

Quando il saldo e stralcio non basta: l’inabilitazione

Se il giocatore continua ad accumulare debiti in modo irresponsabile, amici e familiari possono valutare un’azione più drastica: l’inabilitazione. Previsto dall’art. 415 del Codice Civile, questo strumento giuridico consente di:

  • Limitare la capacità di gestione del patrimonio del soggetto.
  • Proteggerlo da decisioni autodistruttive, come la stipula di nuovi prestiti o la vendita di beni di valore.

L’inabilitazione può essere richiesta da parenti stretti e viene concessa da un giudice solo dopo un’attenta valutazione della persistente incapacità del giocatore di gestire i propri affari. Sebbene sia una misura estrema, in alcuni casi rappresenta l’unica soluzione per salvaguardare il patrimonio familiare.

Non sempre è sufficiente

L’accordo a saldo e stralcio è un valido strumento per affrontare i debiti esistenti, ma non risolve alla radice il problema del gioco compulsivo. Se il giocatore non affronta la dipendenza, il rischio è che continui a chiedere nuovi prestiti, vanificando ogni sforzo di ristrutturazione finanziaria.

Esistono, tuttavia, strumenti giuridici più strutturati, pensati per chi si trova in una crisi economica irreversibile.

Ristrutturazione dei debiti e liquidazione giudiziale: soluzioni legali per ripartire

Abbiamo visto come gli accordi transattivi possano aiutare a ridurre l’esposizione debitoria, ma cosa accade quando il debito è così elevato da rendere impossibile qualsiasi trattativa privata? Per chi si trova in una situazione di sovraindebitamento grave, il sistema legale offre strumenti più strutturati per azzerare i debiti e ricominciare da capo.

La ristrutturazione dei debiti per chi è schiacciato dalle perdite di gioco

La ristrutturazione dei debiti è una procedura prevista dal Codice della Crisi d’Impresa (D.Lgs. 14/2019) e dalla Legge n. 3/2012, pensata per dare una possibilità di ripartenza a chi non riesce più a far fronte ai propri obblighi finanziari. Anche i ludopatici possono accedere a questa procedura, a patto che dimostrino di essere in una condizione di sovraindebitamento e di aver avviato un percorso terapeutico per affrontare la dipendenza.

Per poter presentare richiesta al Tribunale, il debitore deve:

  • Dimostrare che i debiti siano stati contratti durante la fase di dipendenza e che la ludopatia abbia determinato uno squilibrio economico irreversibile.
  • Ottenere una certificazione della patologia rilasciata dal Dipartimento Salute Mentale e Dipendenze Patologiche.
  • Presentare un piano di ristrutturazione, con l’aiuto dell’Organismo di Composizione della Crisi (OCC), che analizzerà la situazione economica e predisporrà una proposta per la riduzione o cancellazione del debito.

Se il Tribunale ritiene il debitore meritevole, la procedura viene approvata e diventa vincolante per tutti i creditori. Questo significa che nessuno potrà più richiedere il pagamento delle somme eccedenti quelle previste dal piano concordato.

Gioco ricreativo o ludopatia? Solo i giocatori patologici possono accedere alla ristrutturazione

Non tutti i giocatori indebitati possono accedere a questa tutela. Il Disturbo da Gioco d’Azzardo (DGA), come definito dal Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM), è una dipendenza vera e propria. Solo chi dimostra di essere affetto da ludopatia e di aver avviato un percorso di recupero può beneficiare di questi strumenti di legge.

Se il giocatore non affronta il problema alla radice, il rischio di ricaduta è altissimo e il Tribunale potrebbe negare la procedura di ristrutturazione, ritenendo che il debitore potrebbe tornare a indebitarsi nuovamente.

Alternative alla ristrutturazione: concordato minore e liquidazione giudiziale

Se il giocatore non ha un reddito sufficiente per sostenere un piano di rientro, il Codice della Crisi d’Impresa (D.Lgs. 14/2019) prevede altre soluzioni:

  • Il concordato minore, destinato ai piccoli imprenditori che hanno accumulato debiti, compresi quelli legati al gioco. Questa procedura consente di rateizzare l’importo dovuto, permettendo di continuare l’attività economica e evitare la liquidazione forzata.
  • La liquidazione giudiziale controllata, una misura più drastica: il patrimonio del debitore viene messo in vendita per soddisfare i creditori, ma alla fine della procedura il soggetto ottiene l’esdebitazione, cioè la cancellazione definitiva di tutti i debiti residui.

La liquidazione giudiziale: quando non ci sono alternative

A differenza della ristrutturazione dei debiti, la liquidazione giudiziale non richiede il consenso dei creditori, ma il debitore deve dimostrare che la sua crisi economica non sia stata causata da dolo o frode. Per i ludopatici, ciò significa dimostrare:

  • Che l’indebitamento sia stato conseguenza della dipendenza e non di una condotta fraudolenta.
  • Di aver cercato attivamente di rimediare alla situazione, ad esempio iniziando un trattamento per il gioco d’azzardo patologico.

Anche se la liquidazione comporta la perdita di tutti i beni, rappresenta l’ultima possibilità per chi è completamente sommerso dai debiti. Alla fine della procedura, il debitore può ricominciare da zero, senza più pendenze economiche.

Uscire dai debiti è solo l’inizio: come evitare di ricaderci?

Ottenere l’esdebitazione o ristrutturare il debito non è sufficiente se il giocatore compulsivo non affronta il problema alla radice.
Senza un percorso di recupero adeguato, il rischio di ricadere nel gioco e accumulare nuovi debiti è altissimo.

Il vero obiettivo, quindi, non è solo liberarsi dai debiti, ma uscire definitivamente dalla spirale del gioco d’azzardo.
E questo è un percorso che non si affronta da soli, ma coinvolge familiari, terapeuti e professionisti capaci di rompere il ciclo della dipendenza e garantire una vera ripartenza.

© Canella Camaiora Sta. Tutti i diritti riservati.
Data di pubblicazione: 30 Gennaio 2025

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