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Se stai pensando di espandere la tua attività nel Medio Oriente e desideri proteggere il tuo marchio negli Emirati Arabi Uniti, in Qatar o in altri Paesi della regione, è il momento giusto per agire. Negli ultimi anni, diverse nazioni del Medio Oriente hanno semplificato le procedure per la registrazione dei marchi, rendendo questo processo più accessibile e meno oneroso per le imprese. Ma quali settori stanno cogliendo questa opportunità e perché?
Le aziende che operano in settori come lusso, moda, tecnologia, retail, ospitalità, alimentare e intrattenimento sono particolarmente incentivati a registrare i loro marchi nel Medio Oriente, dove trovano sbocchi commerciali promettenti. Paesi come gli Emirati Arabi Uniti, il Qatar e l’Arabia Saudita sono diventati importanti centri finanziari globali, con flussi di capitali e investimenti concentrati a livelli altissimi. In queste nazioni, registrare un marchio significa non solo proteggere il proprio business, ma anche salvaguardare la reputazione del brand in un mercato in rapida crescita.
Fino a pochi anni fa, tuttavia, il processo di registrazione dei marchi era complesso, costoso e pieno di ostacoli burocratici. Le imprese internazionali dovevano affrontare lunghe procedure di legalizzazione dei documenti, traduzioni legali e procure notarili. Inoltre, la mancanza di un sistema unificato obbligava le aziende a ripetere le registrazioni in ciascun Paese, aumentando costi e complessità. Recentemente, però, le cose sono cambiate.
Una svolta significativa è arrivata con l’adesione di diversi Paesi del Medio Oriente, tra cui il Qatar e gli Emirati Arabi Uniti, al Protocollo di Madrid per la registrazione internazionale dei marchi. Questo accordo ha semplificato notevolmente il processo, permettendo alle imprese di presentare una sola richiesta di registrazione valida in tutti i Paesi target del Medio Oriente, riducendo così costi e tempi. Oggi, registrare un marchio può costare tra i 2.000 e i 5.000 euro, a seconda del numero di territori e delle classi merceologiche coinvolte.
Questa semplificazione ha portato a un importante incremento delle domande di registrazione di marchi nei Paesi del Medio Oriente. Secondo il rapporto World Intellectual Property Indicators 2023 della WIPO, gli Emirati Arabi Uniti hanno registrato una crescita del 10% nelle domande di marchi negli ultimi anni. Il Medio Oriente sta rapidamente diventando una destinazione privilegiata per l’espansione commerciale delle PMI a livello internazionale.
Il Sistema di Madrid offre un metodo centralizzato per la registrazione internazionale dei marchi, semplificando notevolmente il processo per le aziende. Tuttavia, per poter utilizzare questo sistema, è necessario avere un marchio di base già registrato a livello nazionale o europeo. La registrazione internazionale, una volta depositata, equivale a una domanda simultanea in tutti i Paesi designati, ognuno dei quali esamina la domanda secondo le proprie leggi e regolamenti. Un rifiuto in uno Stato non compromette la validità della registrazione negli altri Stati, rappresentando un vantaggio significativo.
Tuttavia, esiste un rischio noto come “attacco centrale”. Il marchio internazionale dipende dal marchio di base per i primi cinque anni dalla registrazione. Se il marchio di base viene invalidato in questo periodo, l’intera registrazione internazionale può essere annullata. Questo rischio, benché raro, potrebbe dissuadere alcune aziende dall’utilizzare il Sistema di Madrid. Un vantaggio è che eventuali azioni legali per contestare l’invalidità devono essere intraprese solo nello Stato di origine. Inoltre, il Protocollo di Madrid consente di convertire una registrazione internazionale annullata in singole domande nazionali o regionali, mantenendo la data di priorità originale, se ciò avviene entro tre mesi dall’annullamento. Questa flessibilità riduce significativamente i rischi associati all’uso del Sistema di Madrid.
Per registrare un marchio in Medio Oriente in modo efficiente, è fondamentale considerare le peculiarità linguistiche di ciascun Paese. Una domanda comune per le aziende che esportano in Paesi di lingua araba è se sia necessario registrare il marchio anche in arabo. La risposta varia da Paese a Paese, ma generalmente solo una minoranza richiede l’uso esclusivo del marchio in arabo. Tuttavia, registrare una versione del marchio in arabo può essere strategicamente vantaggioso per difendersi da imitazioni locali. Dimostrare una violazione del marchio è spesso più semplice se sia il marchio originale che l’imitazione utilizzano lo stesso alfabeto.
In effetti, alcuni Paesi, come Giordania, Egitto, Oman, Qatar, Arabia Saudita, Siria, Emirati Arabi Uniti e Yemen, richiedono per legge l’uso del marchio in arabo per le insegne. In alcuni di questi Paesi, è consentito l’uso congiunto del marchio in arabo e in altre lingue, ma l’arabo deve essere predominante. Ad esempio, in Giordania, oltre 120 imprese sono state recentemente ammonite dalle autorità per non aver utilizzato il marchio in arabo sulle loro insegne. Dal 2015, una normativa impone che le insegne multilingue abbiano il testo in arabo più grande e più visibile rispetto alle altre lingue, per proteggere la lingua locale.
Prima di lanciare un marchio in un Paese di lingua araba, è sempre consigliabile verificare se registrare una versione in arabo sia non solo utile ma anche obbligatorio per legge. Questo non solo aiuta a conformarsi alle normative locali, ma può anche offrire una protezione più forte contro le violazioni del marchio.