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Equity Crowdfunding? cos’è, e come funziona.

Pubblicato in: Startup, Società e innovazione
di Paola Pellini
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Cos’è l’Equity Crowdfunding?

L’equity crowdfunding è una raccolta fondi collettiva on-line, in cui molte persone investono il proprio denaro al fine di sostenere un progetto che ritengono interessante. In cambio, gli  investitori che contribuiscono alla raccolta fondi ottengono quote, o azioni, della società che promuove il progetto.

L’equity crowdfunding nasce dalla  crisi economica. A partire dal 2009 infatti la stretta creditizia, provocata anche dal basso grado di patrimonializzazione e dall’elevato grado di indebitamento delle imprese italiane, ha reso sempre meno accessibili i prestiti bancari, soprattutto per le imprese neonate e in fase di avvio attività.

La previsione di una forma completamente nuova per le società di acquisire risorse, che coinvolgesse direttamente i piccoli risparmiatori permettendo loro di decidere la somma da investire, è sembrata al legislatore una valida opportunità da percorrere, in attesa di tempi economicamente migliori, che consentissero la ripresa fisiologica del sistema bancario allora in sofferenza.

L’equity crowdfunding è stato quindi introdotto nel nostro ordinamento per mezzo del D.L. 179/2012, convertito con modificazioni in Legge 221/2012, che modifica il testo unico delle disposizioni in materia finanziaria, al fine di sistematizzare il nuovo istituto: la raccolta di capitale di rischio tra il pubblico è, infatti, attività soggetta ad autorizzazione come qualunque altra attività bancaria.

Operativamente, le campagne di equity crowdfunding possono essere gestite esclusivamente da:

  • imprese di investimento autorizzate,
  • banche autorizzate, e
  • soggetti che gestiscono portali per la raccolta di capitali, che risultino iscritti in un apposito registro tenuto dalla Consob, a condizione  gli ordini riguardanti la sottoscrizione e la compravendita di strumenti finanziari rappresentativi di capitale siano trasmessi esclusivamente a banche e imprese di investimento.

 

Chi può usare l’equity crowdfunding?

Sino al 2015, le sole società di capitali ammesse a beneficiare dello strumento dell’equity crowdfunding erano le startup innovative, società relativamente giovani che propongono sul mercato servizi o prodotti ad alto valore innovativo, ma il successo e il numero sempre crescente di campagne di equity crowdfunding, che hanno dimostrato le potenzialità dello strumento innovativo, ha portato nel tempo all’ampliamento della platea dei potenziali beneficiari.

A partire dal 2015, per mezzo del cd. “Decreto Investment Compact” (art. 4 del D.L. 3/2015, convertito con modificazioni in Legge 33/2015), l’accesso quali società beneficiarie delle campagne di equity crowdfunding è stato garantito anche alle PMI innovative, e agli Organismi di Investimento Collettivo del Risparmio (cd. OICR) ed alle società di capitali in generale che decidano di investire prevalentemente in PMI e startup innovative. Non solo si può quindi collocare on-line il capitale di startup o PMI innovative, ma anche quello di un veicolo di investimento specializzato, che abbia come attività prevalente quella di investire in diverse start-up e PMI innovative.

Con la Legge di Bilancio 2017  vengono infine coinvolte tutte le PMI – come definite dalla Raccomandazione 2003/361/CE – nonché gli OICR e le società di capitali che investono prevalentemente nel capitale di rischio delle PMI.

Tale ulteriore apertura è intuitivamente connessa a quello che potremmo considerare la “scoperta di una nuova vena aurifera” in una vecchia miniera abbandonata: in un Paese in cui le imprese faticano ad accedere al capitale di debito, l’equity crowdfunding rivoluziona il mondo degli investimenti, rendendo possibile la configurazione di nuove ed innovative modalità di sostegno alle piccole aziende, che possono accedere così (direttamente, o indirettamente tramite gli OICR) a capitali che sarebbero altrimenti loro preclusi.

Il tutto sotto l’occhio vigile della Consob.

Quali sono i rischi rilevanti?

A rischiare sono soprattutto gli investitori, che partecipando alla raccolta fondi diventano a tutti gli effetti soci della società in cui hanno deciso di investire: può capitare infatti che la società non raggiunga gli obiettivi previsti, oppure addirittura che debba cessare l’attività. In questi casi l’investitore potrebbe perdere tutto o parte del capitale investito.

Al fine di informare i potenziali investitori dei rischi, la Consob ha pubblicato sul proprio sito web una guida che elenca i principali rischi per gli investitori, così che possano decidere  consapevolmente se, e in che misura, investire i propri risparmi.

Le società che decidono di utilizzare lo strumento dell’equity crowdfunding sottostanno invece ad un altro tipo di rischio, ovvero la perdita del controllo sulle decisioni aziendali. Se non cautamente ponderate infatti, le operazioni di raccolta capitali possono portare i soci “originari” a detenere una quota parte della società non sufficiente a garantire loro il controllo della società stessa – es. potrebbero perdere, a favore della massa dei piccoli investitori, la maggioranza dei voti necessaria all’approvazione del bilancio, oppure alla delibera di particolari operazioni.

Starà alla bravura e lungimiranza dei consulenti legali individuare la giusta misura di quota parte della società da offrire al pubblico, in base alle esigenze della società ed ai quorum decisionali previsti in statuto.

Riproduzione riservata ©
Data di pubblicazione: 28 Febbraio 2018
Ultimo aggiornamento: 7 Settembre 2023

Avvocato Paola Pellini

Of Counsel dello studio legale Canella Camaiora, laureata a pieni voti presso l'Università Commerciale "L. Bocconi" di Milano e iscritta all’Ordine degli Avvocati di Milano, si occupa di Diritto dei Contratti e delle Società.
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